Sembra proprio che David Cameron si sia ficcato in una tipica “loose-loose situation”, vale a dire una situazione in cui, comunque vada, saranno guai grossi. Purtroppo non solo per lui, che se ne meriterebbe a non finire, bensì per tutti.
Niente pronostici, tanto sono del tutto inutili e non ci si azzecca mai. Invece qualche considerazione su alcune delle possibili conseguenze del voto britannico.
il primo punto da rimarcare è che, comunque vada, il risultato si giocherà su di un pugno di voti e, quindi, circa metà dei cittadini britannici saranno arrabbiati e probabilmente anche spaventati.
Ora diamo uno sguardo ai due possibili risultati.
Se vince “Remain”.
Sul piano istituzionale ed organizzativo non cambierebbe nulla, le borse si calmerebbero e tutti tornerebbero a far finta di niente. Sarebbe un errore drammatico. Il fatto che circa metà della popolazione di uno dei maggiori paesi europei abbia comunque votato per uscire dall’Unione dovrebbe indurre i governi nazionali a finirla con gli attuali giochetti e varare una vera e profonda riforma dell’Unione. Ce n’è un immenso bisogno. Ma se fossero stati disposti a farlo lo avrebbero già fatto. A mio avviso dunque, il risultato peggiore di una vittoria del “remain” sarebbe di proseguire l’attuale situazione di stallo. Fino alla prossima crisi acuta che non tarderebbe ad arrivare da uno qualunque dei numerosi fronti politici aperti.
Se vince “Brexit”.
Qui gli scenari sarebbero più complessi. Ma al di la dei festeggiamenti fra coloro che in tutta Europa odiano l’Unione, le conseguenze sarebbero imprevedibili.
Per citare solo una delle molte possibilità, una vittoria dei separatisti potrebbe avviare quell’”effetto domino” che gli “euroclasti” si augurano; inducendo una valanga di referendum separatisti che, indipendentemente dei risultati, paralizzerebbero l’attività politica a livello a livello comunitario per anni.
Ma non sarebbe l’unico effetto dominio possibile. Poco tempo fa in Scozia la separazione dall’Inghilterra ha perso di stretta misura, ma nel Regno di Scozia la larga maggioranza della popolazione è filo-europea ed è quindi quasi scontato che, a seguito di una brexit, i separatisti scozzesi riproporrebbero il loro referendum, stavolta con la quasi certezza di vincere. E discorsi del genere circolano anche in Irlanda del Nord e perfino in Galles. Insomma, la brexit potrebbe catalizzare la disintegrazione dell’EU, ma anche quella del Regno unito; o di entrambe. Con quali conseguenze sulle numerose beghe separatiste pendenti in quasi tutti i paesi europei? Gradualmente, potrebbe essere la fine di molti di quegli stati nazionali che hanno sempre impedito la nascita di una federazione europea. Gran Bretagna in testa.
Anche sul piano economico gli esiti possibili sono molteplici. Naturalmente i sostenitori della Brexit annunciano un’ età di rubicondo benessere, mentre gli altri annunciano ogni sorta di calamità economiche. Chi dei due ha ragione? Io certo non lo so, magari nessuno dei due. Ma, comunque, se la brexit portasse un miglioramento nelle condizioni di vita degli inglesi, la spinta centrifuga se ne rafforzerebbe assai, anche se non è affatto detto che quel che succede in un paese succeda uguale in altri. Ma se, invece, l’uscita dall’Unione davvero precipitasse l’Inghilterra in una grave crisi, molti che adesso sognano il ritorno alla lira od alla dracma cambierebbero parere. In altre parole, la brexiti potrebbe anche cementare l’EU, anziché disintegrarla.
Infine, non dimentichiamoci che se davvero il Regno unito uscisse dall’EU senza sbriciolarsi, cambierebbero molte cose per le centinaia di migliaia di europei che lavorano in Inghilterra, ma anche per gli inglesi che lavorano sul continente che sono davvero tanti.
Conclusioni (provvisorie)
Insomma, qualunque cosa accadrà, andrà male.
Se vincesse “remain” tutti ne approfitteranno per non cambiare nulla e provocare così altre e ancor peggiori crisi.
Se vincesse “brexit” e le cose andassero bene per gli inglesi, le istituzioni europee andrebbero nel caos ed il castello che per 50 anni ha evitato il risorgere di nazionalismi aggressivi nella pancia dell’Europa andrebbe almeno in parte in frantumi. Spalancando la porta a sviluppi assolutamente imprevedibili.
Se, infine, vincesse la “brexit” e le cose girassero poi male per i sudditi di Queem Elisabeth, la UE potrebbe uscirne rafforzata, ma non per questo migliorata. E, comunque, indebolita, poiché il Regno Unito, malgrado tutto, è ancora un paese relativamente importante.
Complimenti Mr. Cameron. Ne valeva la pena, solo per vincere le elezioni scorse!