Nella precedente puntata ho tentato di fare una sintesi estrema dei principali presupposti ad un’ipotetica futura guerra di vasta portata. Ma nel frattempo l’attacco a Mossul è cominciato, senza fretta. la grossa incognita è: cosa succederà quando i curdi e gli sciiti si incontreranno in centro?
Intanto vediamo molto sommariamente alcuni elementi importanti che la stampa trascura completamente quando tratta di questi argomenti.
Cosa si dimentica
Dunque Aleppo (e dal 17-10-2016 anche Mossul) non sono che minimi tasselli di un mosaico globale in cui si fronteggiano due potenze vicine al loro zenith, USA e Cina. Una terza, decaduta ma tuttora importante, cerca di recuperare terreno verso la prima, ma per farlo ne perde con la seconda. La guerra fredda (o peggio) che si sta addensando non è quindi un revival di schemi cari ai nostalgici dell’Unione Sovietica, bensì un quadro completamente nuovo in cui Cina (ascendente) ed USA (calante) si contendono la carcassa del mondo. Tutti gli altri sono pedine di questo gioco.
Ancor più importante, a mio avviso, è il fatto che il movente principale dell’ostilità non è più imporre un dato sistema politico-economico al mondo, bensì puntellare le proprie società in disintegrazione. Il che rende la situazione molto più pericolosa, anche se non nell’immediato.
Ma perché mai le società di quasi tutti i paesi del mondo, comprese le super-potenze, sono in così grave crisi da dover rischiare una guerra, pur di tenerle insieme? Ovviamente la concause sono molte. Alcune sono specifiche dei vari paesi, altre riguardano invece tutti, sia pure in modi diversi.
Il principale punto volentieri dimenticato è che la crisi globale attuale è l’avvisaglia dell’impatto della civiltà industriale contro i limiti invalicabili delle leggi fisiche. E il “bello” deve ancora arrivare. Dietro il tuonare dei cannoni e lo sferragliare dei cingoli si cela lo stringersi ineluttabile della triplice morsa costituita dal decadimento delle risorse, una complessità non più sostenibile e l’aumento dell’entropia planetaria.
In queste condizioni, le guerre non sono altro che un modo per accelerare la decandenza. Lo abbiamo già visto con le piccole guerre in corso o recenti: anche chi vince non ha poi i mezzi per controllare il territorio conquistato. Tantomeno per ricostruire ciò che la guerra ha distrutto. In pratica, anche i vincitori perdono.
Ma una nuova “grande guerra” non penso sia dietro l’angolo, neppure fredda. La globalizzazione ha fatto enormi danni nel mondo, ma ha un indubbio vantaggio. 50 anni fa i sistemi economici dei due blocchi erano largamente indipendenti, mentre oggi sono inestricabilmente interdipendenti. Né USA, né EU, Russia, Cina e nessun’altro attore grande o piccolo di questa tragica farsa può sopravvivere senza i propri nemici. Nessuno può ormai tirarsi fuori dall’economia globalizzata senza collassare all’istante ed il collasso di uno qualunque dei grossi provocherebbe (provocherà) il collasso di tutti gli altri. Lo sanno molto bene i pezzi grossi, ma lo ignorano le basi nazionaliste od integraliste che li sostengono. Una situazione che diverrà sempre più pericolosa, man mano che le condizioni economiche e sociali peggioreranno per tutti i paesi (ma non per tutte le classi sociali), inducendo i governi ad agitare sempre di più le spade.
Una win-win situation?
E’ d’uopo terminare gli articoli con una parola di speranza. In questo caso è uno poco perversa, ma c’è.
E’ infatti molto possibile che i governi principali riescano a mantenere il controllo della situazione e non prendano misure eccessivamente dannose per le proprie poplazioni. Guerre regionali anche più grosse di quelle in corso ci saranno di sicuro. Ad esempio, penso sia molto elevato il rischio di una guerra regionale che coinvolga direttamente Arabia Saudita, Turchia ed Iran (con quali protettori internazionali sarebbe probabilmente una sorpresa per molti). Tuttavia, il generalizzato macello che qualcuno paventa potrebbe benissimo non avvenire. In questo caso, il declino della civiltà industriale proseguirà a sdrucciolare lungo la china termodinamica attuale.
Se, viceversa, si giungerà alla formazione di due blocchi isolati, il danno economico sarà terribile per tutti. La miseria dilagherà molto rapidamente, portando ad una drastica riduzione di consumi ed emissioni. A ruota seguirà l’indispensabile calo della popolazione mondiale. Insomma, una nuova guerra fredda accelererebbe i tempi per il collasso dell’economia industriale in gran parte del mondo, a vantaggio di quel che resta della Biosfera. Uno scenario molto peggiore per noi, ma probabilmente migliore per i nostri discendenti.
Infine, che accadrebbe se i pesi massimi si scontrassero sul serio? L’immenso volume di fuoco che potrebbero mettere in campo sarebbe concentrato sulle grandi città, le infrastrutture di trasporto ed i centri industriali. Certamente ci sarebbero impatti disastrosi anche dal punto di vista ambientale, ma la civiltà industriale troverebbe la sua fine nel giro di anni (forse di mesi) anziché di decenni.
Ad oggi pare una possibilità molto remota, ma se dovesse succedere sarebbe probabilmente la migliore notizia possibile per la Biosfera.
Cosa vogliamo sperare che accada? Ognuno di noi può scegliere cosa sperare, ricordandosi però che è contemporaneamente parte integrante del sistema economico globale, di uno dei blocchi politici contrapposti e della Biosfera. La nostra vita dipende contemporaneamente da questi tre sistemi incompatibili. Possiamo scegliere per chi fare il tifo.
Corretto e interessante punto di vista.
Agire per ottenere il controllo/dominio del mondo, non fa altro che accelerare la decadenza!
Magari ci potrebbe essere un’altra strada.
Sono i combustibili fossili che si stanno esaurendo, ma non l’energia in se. L’Universo e anche il mondo è pieno di energia, dobbiamo trovare il modo per usarla per sostenere la civiltà.
E per trovare questo modo, bisogna investire in Ricerca Teorica.
Il problema è che molti, anche quelli che si credono i più preparati, non l’hanno ancora capito, ed anzi se gli si portano dei risultati interessanti di qualche Ricerca, la rifiutano come se non fosse interessante.
Della serie: non tutti quelli che remano per il bene dell’umanità, sono disposti a ottenerla senza averne un tornaconto personale.