di Jacopo Simonetta
Nell’agosto del 2017, nel bel mezzo dell’estate più torrida e secca mai registrata, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha ordinato di abbattere parecchie centinaia di grandi alberi. Senza entrare qui nei dettagli della polemica che ne è seguita, vorrei far osservare che si è trattato solo di uno fra gli infiniti esempi del genere. Dopo un paio di secoli trascorsi a piantare alberi lungo strade e viali, in mezzo alle piazze e nei giardini, da almeno un paio di decenni si è diffusa e radicata la moda esattamente contraria. Le amministrazioni pubbliche di ogni ordine e grado, oltre che la netta maggioranza dei proprietari di parchi e giardini, si dedicano ad eliminare gli alberi con uno zelo proporzionale alle dimensioni delle piante: più sono grandi, più volentieri si abbattono. Perfino il codice stradale prevede l’eliminazione delle alberature che, fino a qualche decennio fa, costituivano il vanto di molte strade.
Il risultato è che il patrimonio arboreo urbano è tracollato e continua ad essere falcidiato giorno per giorno con uno zelo difficile da capire. Vediamo quindi brevemente i principali motivi addotti per giustificare tutto ciò.
1 – Gli alberi sono pericolosi perché provocano incidenti. Questa è semplicemente demenziale, non si è infatti mai visto un albero pararsi davanti ad un’auto in corsa, mentre spesso sono gli automobilisti che vanno a sbattere contro gli alberi, soprattutto dopo aver bevuto assai.
2- Gli alberi sono pericolosi perché cadono. Questo è vero, ma qualunque cosa sia posta in alto può cadere: pali della luce e del telefono, tetti e cornicioni, persiane e molto altro ancora; eliminiamo tutto ciò? A questo proposito, un punto importante è che ciò che conferisce stabilità ad un albero è prima di tutto la buona salute che è difficile da diagnosticare con certezza, mentre è molto facile da danneggiare. In questo campo amministrazioni pubbliche e privati cittadini sono maestri. Il metodo più diffuso ed efficace per minare irreversibilmente la salute di una grande pianta è capitozzarne i rami principali. Anche lo scavo di trincee attraverso gli apparati radicali è un metodo in voga e molto efficace, mentre asfaltare e/o cementare a ridosso della pianta porta a risultati più incerti e differiti nel tempo. Per buona misura comunque, spesso si usano tutti e tre i sistemi ed i risultati infatti non mancano. Spesso ciò deriva da grossolana ignoranza, ma talvolta viene fatto scientemente perché quando una pianta è gravemente malata è davvero pericolosa e nessuno può ragionevolmente opporsi al suo abbattimento.
In estrema sintesi: non esiste un modo per essere certi che un albero non cada mai, ma esistono molti modi per accertarsi che cada e tutti fanno parte delle ordinarie “cure colturali” cui sono sottoposte le alberature urbane,
3 – Gli alberi occupano spazio. Vero, infatti spesso si eliminano per ampliare carreggiate e parcheggi. Oggi lo spazio fisico è spesso una risorsa limitata, specie in città, e nella competizione fra alberi e automobili vincono le seconde a mani basse. Alla fine, è solo una questione di priorità.
4 – Gli alberi sporcano. Con il termine “sporco” di solito ci si riferisce alle foglie secche, ma anche agli esudati che talvolta stillano durante l’estate e perfino al guano degli uccelli. Parlando di parchi e giardini, le foglie sono semplicemente quella cosa che è necessaria per mantenere la fertilità del terreno e, dunque, la buona salute del giardino stesso. Certo è necessario toglierle da certe zone ed ammucchiarle in altre, ricordandosi che un parco od un giardino non sono la stessa cosa di un salotto e che il suolo è un sistema dinamico assai più complesso di un pavimento. E noi, membri della società più complessa mai esistita, amiamo prima di tutto le cose lisce e prive di vita: il lastrone di cemento corrisponde al meglio al nostro concetto di “pulito”. Anche se magari è coperto di polveri cancerogene.
Parlando invece di strade e piazze, la faccenda effettivamente si complica perché è necessario spazzare le foglie prima che intasino le fognature. Un fatto che ci rimanda al punto seguente.
5 – Gli alberi costano. A seconda di dove e come sono, può effettivamente essere necessario potarli e, comunque, è necessario raccogliere le foglie cadute. Dunque che costano è vero, ma se si scelgono le piante giuste per i posti giusti, sono assai poco dispendiosi, mentre danno un contributo insostituibile per rendere vivibili anche i quartieri più degradati. Sono molti gli studi che hanno cercato di quantificare i vantaggi delle alberature urbane ed i risultati sono tanto impressionanti quanto inutili. Infatti, per quanto i vantaggi possano essere numerosi, sui bilanci pubblici e privati figurano in modo molto indiretto e complicato, mentre le spese per spazzare le strade, pulire gli scoli eccetera sono dirette e ben evidenti. Come nel caso delle esternalità negative, che pure stanno falcidiando intere economie, anche le esternalità positive non riescono a penetrare le meningi di amministratori ed amministrati.
6 – Gli alberi danneggiano le strade ed i marciapiedi. Questo a volte accade per difetto di chi ha costruito strade e marciapiedi troppo a ridosso delle piante, ma talaltra deriva da una scelta sbagliata degli alberi da usare. Per esempio, si sa benissimo che il pino domestico solleva l’asfalto anche a parecchi metri di distanza dal tronco. Ci sono casi in cui può quindi essere necessario sostituire le piante. Cosa che effettivamente talvolta viene fatta, solitamente piantando qualcosa che resterà certamente piccolo e poco frondoso. E se poi non sopravvive al trapianto, tanto di guadagnato (v. punti precedenti).
E dunque? Come per molti altri aspetti connessi con l’insostenibilità e con la corsa collettiva verso il futuro peggiore possibile, l’unica cosa che è possibile fare è proteggere gli alberi propri, anche se questo significa assai spesso avere grane coi vicini. E se le grane approdano in sede legale, sappiate da subito che sempre e comunque l’albero perde.
Per quanto riguarda le alberature pubbliche, le poche e spuntate armi a disposizione sono i consueti comitati di piantagrane e la ricerca spasmodica di un cavillo legale cui appigliarsi. Niente di risolutivo, s’intende, ma serve a guadagnare tempo, sperando che nel frattempo qualcosa cambi. Talvolta succede e quindi vale la pena provarci.