disclaimer: questo non è un post catastrofista. E’ il babbo di tutti i post catastrofisti. Non parla di collasso dei clatrati, o di picco del petrolio o di bolle speculative. In effetti, in rapporto a quanto tratteggiato, il picco del petrolio o l’instabilizzazione dei clatrati dei fondali artici, pur fenomeni di per se esiziali dell’attuale paradigma economico, potrebbero essere considerati fenomeni desiderabili, in quanto relativamente remoti nel tempo.
Qui parliamo di una miccia già accesa che non è più lunga di cinque anni.
Esagerato?
Forse si, forse no. In ogni caso, allacciate le cinture.
Carlo Ponzi, per chi non lo sapesse, è l’eponimo del cd “schema ponzi”, da lui utilizzato con un certo successo negli anni ‘20 e da tanti altri ripetuto sotto ogni cielo, fino ai giorni nostri. Lo schema è presto spiegato: si trova una opportunità economica vantaggiosa , si raccoglie un primo gruzzoletto grazie ad un manipolo di investitori, si ridistribuisce generosamente il ricavato, si ripete il gioco, via via che nuovi investitori si assiepano. Molto rapidamente, l’attivita’ economica di partenza diventa un pretesto e prevale la distribuzione dei capitali affluiti dai nuovi investitori come dividendi a quelli precedenti, finché, ad un certo punto, il denaro in uscita supera quello in ingresso, aumentano i problemi, gli investitori chiedono il rientro di tutto il capitale investito e non solo i dividendi ed il castello crolla su se stesso, lasciando migliaia, a volte milioni, di persone più povere. Dalle nostre parti, questo schema truffaldino è spesso meglio conosciuto come l’aeroplano, da una sua versione con questo nome che ebbe un notevole successo circa 30 anni fa.
In realtà, Ponzi, Madoff e gli altri cattivoni del genere sono solo una espressione della eterna pulsione umana a trovare scorciatoie verso il benessere. Dalla bolla dei tulipani a quella delle criptovalute, i soggetti come lui sono solo la naturale espressione della necessità evoluzionistica di occupare una ben precisa nicchia ecologica. Insomma: il sonno della ragione (economica) genera i Ponzi. Lo schema è stato ripetuto più e più volte, con successo crescente, grazie alla velocità delle transazioni elettroniche, con scossoni sempre più grandi, l’ultimo più famoso, quello provocato da Madoff, che, complice il pessimo tempismo, il collasso, per oltre 60 miliardi di dollari della sua società è coinciso con il momento più nero della crisi dei mutui subprime, si è beccato una condanna all’ ergastolo.
Ovviamente OGNI-SANTA-VOLTA che questi castelli finanziari sono collassati, ogni singola istituzione nazionale ed internazionale si è premurato di ricoprire di infamie il reprobo traditore della fiducia degli investitori, giurando e spergiurando che, nonostante certe pecore nere, il mercato è sano, in mano ad istituzioni finanziarie sicure, che le regole sono chiare, certe, infallibili, che la guardia contro questo genere di abusi sarebbe stata ancora alzata etc etc.
La pena esemplare a Madoff ha dimostrato che questo genere di cose spaventano DAVVERO l’establishment, per un motivo molto semplice, a mio avviso. Perché sono un pericolosissimo canarino nella miniera, sono un campanello di allarme che può alzare l’attenzione sul resto del mercato e sulla realtà più grande, evidente e ignorata (negarla, infatti, è impossibile). Viviamo in un ciclopico schema Ponzi globale. Anzi: in schemi Ponzi multipli, ciascuno dei quali dovrebbe, in teoria, fungere da sostegno in caso di implosione di uno degli altri. In ordine sparso, abbiamo uno schema Ponzi immobiliare, uno schema Ponzi finanziario, uno schema Ponzi estrattivo ( il fracking) e, ovviamente, uno schema Ponzi finanziario, il tutto annaffiato da future ed altri titoli tossici per un multiplo spaventoso, nessuno sa veramente quanto grande, delle intere ricchezze del mondo.
E qui arriviamo alla parte che credo più immediata e facilmente comprensibile del Pianeta Ponzi, che abbiamo costruito e stiamo costruendo, ai danni di quello reale.
La crescita mondiale si regge, da sempre, sul credito, ovvero, per essere esatti, sul debito.
Per molto tempo, la corsa tra debiti crescenti e fatturati (mondiali) crescenti, si è chiusa in vantaggio per i fatturati. Ma da 20 anni e sempre più velocemente negli ultimi tempi, i debiti sono aumentati più rapidamente del prodotto interno lordo mondiale. Negli ultimi dieci anni il debito totale, pubblico e privato mondiale è aumentato di oltre il 7% di pil all’anno, superando ampiamente la presunta crescita, avvenuta dopo il crollo del 2008.
La situazione attuale è la seguente: il totale ( per difetto, perché una parte dei debiti tra privati non compare nelle statistiche e non tutti i debiti pubblici sono contabilizzati come tali) dei debiti mondiali in venti anni è più triplicato, in dieci è più che raddoppiato.
Come dicevo, la crescita non gli è stata dietro.
Infatti, il debito è passato dal 217% al 318% del PIL mondiale, che è di circa 77 Trilioni di dollari. Nel 2017, è aumentato di 16 trilioni di dollari, oltre il 20% del PIL mondiale!!!
La cosa interessante, nel senso della cd “maledizione cinese“, è che il totale della ricchezza mondiale, la somma del valore di tutti i beni, pubblici e privati, di tutta la liquidità detenuta, di tutti i brevetti, di tutte le aziende, di tutti i terreni etc etc è stimato in circa 260.000 miliardi di dollari. Più compattamente, 260 trilioni. Negli ultimi dieci anni è aumentata, sopratutto grazie all’andamento delle borse, di circa 60 trilioni di euro e si stima che continui a crescere, se le cose vanno bene, di circa un 3.8% all’anno, nei prossimi 5 anni, toccando quindi i 340 triliardi di dollari nel 2022. Nel frattempo, se anche il debito continua a crescere come nell’ultimo anno, ovvero ad una velocità multipla rispetto alla ricchezza, saremo arrivati ad una cifra simile, 313 triliardi di euro. Negli anni immediatamente successivi avverrà il sorpasso.
In pura, quanto grossolana, teoria, NESSUNO AL MONDO POSSIEDERA’ PIU’ NULLA.
Infatti il debito procapite supererà la ricchezza procapite.
Il possesso di qualcosa, di qualunque cosa, sarà del tutto provvisorio, appeso alla possibilità di ripagare questo debito.
A quel punto quindi, i nuovi debiti NON potranno essere basati su beni reali, o, per meglio dire, l’intera ricchezza esistente al mondo non basterà a ripagare, ovvero garantire, i debiti contratti, mentre la NUOVA ricchezza creata non sarà in grado di coprire i nuovi debiti. Lo stato di insolvenza sarà certo ed assoluto, l’intero Schema collasserà, al primo stormire di foglia.
E’ bene chiarire che questo è uno scenario ottimistico; positivo. POSITIVO. ripeto. Perchè si basa su ipotesi di crescita tutte da dimostrare e sull’assenza di sconquassi non previsti. Le cose, infatti, potrebbero andare a rotoli più velocemente di così.
La tempistica esatta, ovviamente non ci è nota, come non è mai nota, per le infinite variabili, per ogni schema Ponzi che si rispetta. SE fosse prevedibile, ovviamente, per il fatto stesso di esserlo, sarebbe già avvenuta. Basta infatti che anche solo una piccola percentuale degli aderenti senta puzzo di bruciato e si comporti di conseguenza per far collassare il sistema.
Per analogia, questa volta basterà il collasso di un sufficiente numero di istituti di credito, generato da una crisi qualunque, che porterà all’impossibilità di esigere, per i più vari e comprensibili motivi, una quota consistente dei propri prestiti, per fare da innesco, da miccia, alla deflagrazione. Se quindi la tempistica non è certa, è però certa la caratteristica sostanzialmente truffaldina della sedicente crescita mondiale che ci millantano da tanti anni.
Di solito l’obbiezione regina a queste considerazioni sul debito è grossolana quanto, sostanzialmente, falsa:
“il debito di uno è il credito di un altro”. Quindi, secondo questa affermazione, non esiste problema: le due partite si chiudono, per necessità, in pareggio. Peccato che la parte che concede un prestito e quella che lo riceve NON sono simmetriche. Non si tratta di due cittadini che si scambiano vicendevolmente promesse ma di due diverse e non intercambiabili parti della Società.
L’una infatti, ha l’incarico di RIPAGARE i prestiti, con la propria attività CREATRICE di ricchezza, l’ altra di valutare i beni posti a garanzia del prestito, basato sui risparmi di cittadini ed imprese consimili al richiedente e, di conseguenza non dovrebbe fare prestiti senza le suddette e senza che le suddette, come noi comuni mortali sappiamo benissimo, siano almeno un ragionevole multiplo del prestito stesso.
Questo, lo dicono con assoluta evidenza le cifre anzidette, non è successo, non succede e non succederà, macroscopicamente, su scala mondiale. Vengono fatti decisamente MOLTI più prestiti di quanto sia possibile e di conseguenza i risparmi , ovvero la ricchezza accumulata dal sistema viene sistematicamente distrutta, in quanto, come abbiamo visto, i beni creati non sono in grado di tenere il passo con i debiti generati. Di conseguenza, il collasso dell’una quindi, NON si traduce nella ricchezza dell’altra. La somma zero esiste solo nella bacata testa degli economisti che la propugnano e degli analisti che ci ricamano sopra scenari con la consistenza delle armate di Hitler, nei giorni del bunker della cancelleria. ( una redutio ad Hitlerum ci sta sempre bene).
In ogni caso, alla fine, SE si arriverà davvero alla fine, diventerà TUTTO degli istituti di credito. Infatti una economia al collasso porterà alla fine all’escussione di tutti i i beni posti a garanzia, alla svalutazione di quelli non posti a garanzia, al blocco e scomparsa dei conti correnti, alla ipersvalutazione dovuta alla necessità di mantenere flussi finanziari vitali da parte degli stati centrali…
Gli istituti sopravvissuti o, più probabilmente, lo stato che gli sarà subentrato per “salvare i salvabile”, diventeranno proprietari di milioni di beni immobili, aziende macchinari brevetti… e non sapranno che farsene, per mancanza di strutture gestionali, di cultura “imprenditoriale”, e, sostanzialmente, di un mercato residuo che valorizzi i beni stessi, permettendo un recupero di liquidità che possa essere rimessa in circolo. Le partite si annulleranno, è vero, ma il risultato finale sarà quello di cancellare i risparmi di intere generazioni, insieme a chi li ha cosi mal gestiti. Niente risparmi, Tutto statalizzato o in mano ad enti nazionali o addirittura sovranazionali, economia di sussistenza….
Sarà uno strano socialismo senza socialismo, sarà una situazione non voluta, non prevista non teorizzata e non preventivata.
Oppure sarà peggio, sarà un collasso generale. NON c’e’ bisogno che vi dica che, come ci urlano alcune migliaia di anni di storia, questo è lo scenario di gran lunga più probabile, con contorno di “guerre di alleggerimento e distrazione”.
Tutto considerato, alla fine il picco del petrolio non arriverà per la fine del petrolio. Avverrà per la fine dei soldi.
Niente più crediti, niente più debiti e niente più soldi, creati dal niente per alimentare la folle macchina in corsa verso il baratro.
Se il denaro è sostanzialmente creato a debito e se stiamo raggiungendo il limite FISICO dei debiti realisticamente sottoscrivibili, stiamo forse raggiungendo il picco del denaro.
Forse, fra i tanti picchi di cui noi catastrofisti ci siamo finora occupati, questo dovrebbe essere quello che dovremmo seriamente affrontare, visto che impedirà una gestione decente ed ordinata di tutti gli altri ( necessario eufemismo finale).
Post estremamente ottimista. Il collasso della finanza globale è infatti la migliore speranza (forse l’unica speranza) che abbiamo di fermare la distruzione della bisfera, la modifica drastica del clima ecc.
Certo la maggioranza di noi si farebbe (si farà?) molto male, ma l’alternativa potrebbe essere molto peggiore.
Non si fanno frittate senza rompere le uova (solo che le uova siamo noi). Vabbeh, è andata così.
La realtà ha il potere di stupire quasi sempre. Vedremo che succederà davvero. Ma l’idea del “Picco del Denaro” è buona e merita secondo me di essere approfondita.
Il denaro e i titoli di credito in genere non sono la ricchezza globale, sono i “simboli” della ricchezza globale.
In linguaggio informatico, ne sono il “link”, o in italiano il “collegamento simbolico”.
Ma possiamo fare tutti i collegamenti simbolici che vogliamo, moltiplicandoli all’infinito, senza che cio’ a cui sono collegati cambi di una virgola.
Confondere la ricchezza col suo simbolo e’ un grave errore, che fanno tutti gli economisti di oggi, dato che lavorano solo sui simboli, peraltro con gran spreco di matematica. Ma possono usare quanta matematica vogliono, senza cambiare di una virgola la realta’. Ne cambiano “solo” la percezione (e questo, comunque, ha effetti reali, ma di tutt’altro genere, ad esempio la rovina o la prigione per debiti – senza accorgercene, presi dalla foga, siamo tornati alla barbarie della prigione per debiti per quanto riguarda il debito verso lo stato, o perlomeno molti vorrebbero che ci si tornasse).
Poveri noi… tutta questa elaborata elucubrazione intellettuale per poi, in mezzo a tanta confusione, non capire nulla.
Winston: non parlerai mica di te?
:-))
Certo Jeff, ognuno di noi quando parla esprime qualcosa di se stesso, come stai facendo anche tu adesso, ma la faccenda e’ ricorsiva, non e’ possibile interloquire con gli altri se non cercando di mettersi nei panni dell’interlocutore, per capire cosa e come recepisce di quello che noi vorremmo trasmettergli.
Una citazione esplicativa da “incomaemeglio”:
“La cosa che bisogna sempre tenere a mente nei rapporti sociali è che uno tende a pensare che gli altri ragionino come lui: gli imbroglioni pensano che tutti vogliano imbrogliarli, i prepotenti che tutti vogliano schiacciarli, i bugiardi che tutti mentano, eccetera. Questo succede perché ognuno conosce direttamente solo le proprie motivazioni, mentre quelle degli altri può solo desumerle. Degli altri conosciamo direttamente solo le azioni e da queste desumiamo le motivazioni basandoci sul funzionamento della mente dell’unico essere umano che conosciamo dall’interno (noi stessi, non la fidanzata). In pratica la conoscenza degli altri si basa sulla conoscenza di sé: meglio si conosce se stessi, meglio si conoscono gli altri (da cui segue la ben nota superiorità degli egotisti).”
Se il denaro come lo conosciamo cesserà di esitere, allora si tornerà al baratto per lo scambio dei (pochi) beni alimentari necessari alla sopravvivenza. Ma visto che il baratto è estremamente scomodo per lo scambio delle merci, ecco che tornerà a circolare l’unico elemento che è sempre stato considerato come moneta, da almeno 4.000 anni: L’ORO.
L’oro, come lo descrivi adesso, e’ una materia prima dotata di valore intrinseco, non una moneta astratta: quindi resteremmo in presenza del baratto, ad esempio di oro giallo per oro nero, o viceversa di oro nero per oro giallo.
Ma e’ impossibile agli uomini non stringere patti, i patti sono per definizione delle obbligazioni che riguardano il futuro, e questa e’ , nella sua essenza, la natura della moneta astratta.
Le obbligazioni, di qualsiasi forma, sono a loro volta scambiabili come garanzie, e moltiplicabili, da uno “bravo”, “a leva”.
Uno che non sappia vendere un futuro piu’ gaio, cioe’ che non sappia moltiplicare “a leva” le obbligazioni, e’ inutile che si presenti alle elezioni, la speranza (ricorsiva) in un futuro migliore e’ necessaria alla vita di quell’unico essere inaccontentabile per definizione che e’ l’uomo.