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Il vaso di Pandora

Un paio di giorni fa Benjamin Netanyahu e’andato in tv, a spiegare i prossimi passi di Israele a Gaza. Parlava di corridoi umanitari etc etc. In pratica forniva, ormai lo sappiamo, le premesse di nuovi massacri grazie a nuove scuse ( i terroristi si nascondono bla bla bla)Bene ricordare, nel merito, una cosa elementare: perfino nell’ atroce secondo conflitto mondiale, ospedali scuole e luoghi di rifugio non sono stati MAI obbiettivi voluti e dichiarati.

A prescindere dal fatto che la popolazione fosse”complice” o che questi luoghi potessero nascondere qualche combattente. Lo imponeva e lo impone la convenzione di Ginevra che stabilisce regole e limiti anche nei conflitti. Non che non siano stati coinvolti, ma non volontariamente, non scientemente.

Non è roba da poco: chi non la rispetta, la Convenzione, è ufficialmente un criminale di guerra e se il non rispetto e’ teorizzato e fomentato è ufficialmente un genocida.Niente, nemmeno la analoga ferocia dei propri avversari, giustifica certe azioni. Ma non divaghiamo: il punto essenziale, che definisce l’attuale governo israeliano come genocida è la cartina.

È incredibile ma praticamente tutti i nostri media hanno taciuto, oppure, peggio, non si sono accorti, sullo squadernamento esplicito della soluzione finale.Non la chiamo così a cuor leggero: e’ implicita ( dovrei dire: esplicita) nella cartina stessa. Notizia data in apertura dei principali telegiornali con il commentatore di turno che espone il Benjamin-pensiero e niente dice sulla cartina stessa. Sulla certezza, esplicata in mondovisione, di cosa vuole, oggi, Israele.

A questo punto siete curiosi, ma io spero che, come me, un sussulto, un fremito, un turbamento, abbia per un attimo agitato il sereno tran tran della vostra cena. A me, personalmente, ha mandato di traverso un canederlo.

Eccola la foto:la vedete in apertura di questo post.

Non devo aggiungere altro, spero.

La soluzione del conflitto israeliano palestinese? Questo è il punto di vista dell’attuale governo israeliano. Per ottenerlo, nessuna pace è possibile, nessun accordo e’ plausibile.

Per ottenerlo vi sono solo due possibili mezzi: genocidio e pulizia etnica.

Con tutta evidenza, nell’impossibilità pratica ( non morale!!!) del primo, sappiamo dalle esperienze pregresse che ci va tempo soldi spazio ed organizzazione per sterminare un intero popolo, Israele punta al secondo. Non sto interpretando nulla.

Non sto estrapolando nulla.

Non sto accusando nessuno.

Sto descrivendo.

Quella che espone Benjamin Netanyahu non è una minaccia.

Non è una vendetta.

È come vede le cose.

Il punto è che è come vedono le cose TUTTI, da quelle parti. Sanno tutti che QUESTO, non altro è il modo di intendee la questoine dell’attuale governo Israeliano.

In questo contesto non vi è pace possibile, non vi è accordo possibile, non vi è esito possibile.

L’happy end, nella storia, esiste solo perché la storia la raccontano i vincitori.

Qui nemmeno quello è dato. Perché vincitori non possono esserci.

Ricordatevi di questa cartina, nelle prossime settimane e mesi, quando sentirete parlare di accordi e proposte. Quando in ordine sparso e scarso vedrete un presidente a caso parlare di soluzioni al conflitto Israele-palestinese.

La soluzione di Israele e’ quella di questa cartina.

Non è sempre stato così. Come un vaso, prima di cadere a terra ed andare in mille pezzi, era sul tavolo, tutto intero. Ma ora è così ed esperienza e seconda legge della termodinamica dicono che il vaso non tornerà tutto intero sul tavolo. Si, sto proprio parlando di Pandora e del SUO vaso.

Le parole sono bombe

Words collage, shaped like the map of European continent, with words bombs, refugees and terrorism highlighted in red

Cosa si può dire, ancora su quel che succede a Gaza e dintorni?

Di nuovo, di sensato, di interessante, di non inutile, in sostanza?

Poco, credo.

Molto, molto, poco.
Una cosa però mi sento di dire: le parole, come sempre, sopratutto quando ci sono scontri armati e sanguinosi in corso, ovvero quando l’irrazionale ha ormai prevalso, sono importanti.
Specie quelle che scatenano la bestia, quelle che muovono irrazionalmente verso lo sterminio dell’altro, in primo luogo disumanizzandolo.

Già, agli esseri umani, in larga parte, ripugna ammazzare altri esseri umani: ci si devono portare per gradi, a convincersi della necessità di questo schifo.

In questo senso anche solo fare osservare come le parole, usate come missili, sono un’arma letale anche per chi le usa, potrebbe mantenere un senso.

Nella tradizione di Crisis non mi sottraggo ne all’orrore ne al paradosso, che all’orrore è quasi sempre connesso.

Ritengo valga quindi la pena di raccontare quale è stato, senza quasi possibilità di smentita, in questi dieci giorni di stermini vicendevoli ( ma sempre più asimmettrici naturalmente) il discorso più profondamente antisionista, antiebraico, assurdamente logico, in tale deteriore senso.

Una potentissima arma verbale, apparentemente logica ( la logica delle parole non sempre corrisponde alla logica delle cose o dei fatti o dei numeri) regalata ai peggiori nemici dello stato ebraico e degli ebrei tout court.
Quelle parole le ha pronunciate Il Presidente della Repubblica Israeliano Herzog, durante un’intervista:
“Conduciamo operazioni militari secondo le regole del diritto internazionale. Punto finale. Inequivocabile. Responsabile è un’intera nazione. Non è vera questa retorica secondo cui i civili non sono consapevoli e non sono coinvolti, è assolutamente falsa. Avrebbero potuto sollevarsi, avrebbero potuto combattere contro questo regime malvagio che ha preso il controllo di Gaza con un colpo di stato”.

Perchè sarebbe una frase incredibilmente antiebraica, antisionista, antiisraeliana?

Davvero devo spiegarvelo?

Visto la crudeltà ampiamente dimostrata dallo Stato isreliano in mille modi diversi ai danni dei palestinesi e dei cittadini arabi dello Stato, non è elementare rovesciare questa accusa sul popolo israeliano, o semplicemente sugli ebrei, giustificando quindi il terrorismo internazionale a caccia di civili innocenti nel mondo o azioni come quelle di Hamas, di questi giorni?

Non si vede come queste parole giustifichino proprio e sopratutto lo sterminio su basi etniche e/o religiose e/o politiche, a prescindere?

Non sono bastati la diaspora, duemila anni di persecuzioni, i pogrom ed infine i campi di concentramento, per capire che NON SI RAGIONA COSI’?

Non è bastato, no.

Capendo, assediato dalle domande incredule dei giornalisti, di averla detta grossa, Hezog si è corretto; è perfino riuscito a dire che ci sono ANCHE palestinesi innocenti, che non amano tanto Hamas… per poi rimetterci il carico da novanta dichiarando, più o meno, che comunque, se qualcuno gli spara un razzo dalla finestra, lui ha diritto a radere al suolo l’edificio.

Chi c’e’ c’e’.

Qui un fact-check sulle sue affermazioni.

Perchè ne parlo? Per ricordare che le parole sono bombe e lasciano crateri, oltre a fare morti.

La prima che muore, insieme all’umanità, è la ragione.

In tutti i sensi possibili.

Certe parole scavano crateri nella testa delle persone, lasciando un vuoto pieno di vento. Gelido.

Non solo. Come per le bombe, cert eparole, una volta usate, consentono agli altri di usarle con altrettanta forza, con altrettanta ” logica”, con altrettanta ” ragione”.

Come ogni singola arma che si rispetti, dopo un poco la usano tutti.

Spostando l’orrore un poco più in la.

Arriva la variante tedesca del Covid? Non fate l’onda

Variante inglese, variante tedesca… Altan le ha dette tutte. E meglio.

“Questa non e’ la fine. Non e’ nemmeno l’inizio della fine. Ma e’ forse la fine dell’inizio.

Questa frase di Winston Churchill, pronunciata in occasione della vittoria di El Alamein, si attaglia bene ai tempi presenti.

Il tam tam mediatico sui vaccini, che spesso trascura e/o minimizza gli effetti collaterali e l’aspetto ancora sperimentale degli stessi, criminalizzando i pochissimi medici che anche solo osano esprimere preferenze o perplessita’ non ci dovrebbe far dimenticare una cosa fondamentale: dati i tempi previsti di distribuzione, Ci vorranno almeno sei mesi perche’ si possa cominciare a vedere una protezione significativa per la popolazione. Tutti quelli che hanno meno di sessanta anni dovranno aspettare fino all’estate o anche dopo, per vedere arrivare il loro turno. fino a quel momento quindi, la pandemia continuera’ a fare il suo corso no particolarmente frenata dai pochissimi vaccinati.

Quale sara’ questo corso?

In molti paesi, grazie a varie e variabili forme di lock down, duro, morbido, duro ma con il cuore tenero, tenerone, molliccio, trasparente, etereo, si e’ assistito, fino a poche settimane fa ad un calo dei casi attestati, con una ripresa dei casi nelle ultime settimane che e’ stata per lo piu’ inizialmente imputata alla transizione a regimi meno severi, via via che l;emergenza scemava e le necessita’ economiche premevano.

Questo fino a poche settimane fa, appunto.

Poi e’ arrivata la notizia di una variante inglese che pare molto piu’ aggressiva dal punto di vista del contagio, con un raddoppio dei casi inglesi ed un progressivo aumento dei morti giornalieri. Analoga ripresa si e’ visto in altri paesi e, con la consapevolezza dei crescenti strappi alla regola, si e’ cercato di porre un freno con le misure natalizie ( lock down con crosta dura ma cuore tenero”all’amatriciana”). Si parla, ormai apertamente e con una certa preoccupazione di terza ondata. Che, sappiamo bene, ci coglierebbe, quando stiamo gia’ nuotando in un bel mare di ca**a. In questo contesto il grido: non fate l’onda ha una valenza che di ironico non ha quasi nulla.

Ma come stanno le cose, DAVVERO?

Guardiamo insieme: ecco l’Inghilterra:

Come vedete, dato il tipico ritardo di circa due settimane tra casi accertati e relativa mortalita’, il recente aumento dei casi giornalieri, da circa 20.000 a circa 40.000 non si e’ ancora tradotto in un analogo aumento dei morti . Purtroppo, tenuto conto che il dimezzamento dei casi tra inizio e fine novembre si e’ tradotto in un calo solo marginale e non proporzionale dei morti, si puo’essere quasi certi che i morti giornalieri aumenteranno rapidamente superando i numeri di Aprile.

Quindi questa variante inglese in cosa sembra essere diversa?

Ne sappiamo poco e i media si limitano a dirci che sembra che sia piu’ contagiosa ma non piu’ letale di quelle precedenti.

Ma e’ proprio cosi’?

Vediamo.

Che i casi stiano aumentando, e’ un dato di fatto.

Che questo aumento sia dovuto non a comportamenti mutati ma a maggiore contagiosita’ e’ certamente possibile.

Ma sulla letalita’, purtroppo ci sono indizi che stia aumentando. Bastera’ vedere il citato periodo tra inizio e fine novembre: casi dimezzati, mortalita’ appena diminuita.

Un fenomeno del genere, che sembra indicare che la mortalita’ stia aumentando e’ visibile in forme piu’ o meno sfumate, in altri paesi, compreso il nostro.

Ma vi sono due paesi, la Germania e l’Austria dove questo improvviso disaccoppiamento tra positivi accertati e conseguente mortalita’ e’ autoevidente.

Sara’ un caso ma praticamente nessuno, per ora, ha evidenziato questa anomalia statistica della situazione tedesca.

Nessuno tranne Crisis, naturalmente…

Ecco la Germania:

Vedete?

Per un mese i casi accertati sono rimasti stabili, ad un livello medio basso rispetto ai vicini. Ma i morti sono continuati ad aumentare rapidamente. Intorno all’ 8 di Dicembre i casi hanno ricominciato ad aumentare e a quel punto la Cancelliera, con la voce rotta dal pianto, ha annunciato un lock down deciso e pesante.

Il risultato del lock down gia’ si vede nel numero dei casi, che sta cominciando a calare. Ovviamente, i morti che gia’ aumentavano quando i casi erano stabili, hanno subito un balzo violento superando, ieri, i 1200 morti. Un valore altissimo, inusitato per un paese che della distinzione tra morti DI e CON covid aveva fatto un elemento di distinzione per evitare eccessi ed allarmismi.

1200 morti, sui circa 25000 casi registrati due settimane fa, sono un valore altissimo in assoluto e forse cinque volte quelli registrati in precedenza, fino a un mese e mezzo fa in Germania.

La Germania e’ passata da essere il paese con meno morti in rapporto ai casi positivi (grazie ad una preposizione semplice al posto di un’altra) alla mortalita’ piu’ elevata, in Europa.

L’Austria?

La situazione e’ ancora piu’ evidente: i casi sono calati di oltre tre quarti mentre le morti si sono mantenute quasi costanti.

Un capovolgimento che ha sicuramente piu’ di una possible spiegazione ma che non puo’ non richiedere, fra le varie, piu’ o meno plausibili, di privilegiare quella meno rassicurante: si sta diffondendo una variante seriamente letale di cui ancora si preferisce non parlare, per ovvi motivi.

Il panico a stento trattenuto dalla Cancelliera, i dati qui sopra mostrati, la clamorosa decisione della Germania di bypassare l’accordo europeo che l’aveva vista massimo sponsor di una distribuzione equa e di accordi comuni con le case farmaceutiche, un voltafaccia che per un paese come la Germania non ha precedenti, indicano una cosa sola: che in quei paesi la situazione e’ grave, gravissima e che questa gravita’, per ora, non ha ricevuto una spiegazione ufficiale.

Il che non vuol dire che le istituzioni di quei paesi non sappiano quale e’ l’origine dell’esplosione della mortalita’.

Vuol solo dire che non ritengono sia il caso, per ora, di divulgarla.

A che serve? Beh, non dovrei ricordarvelo qui: siamo animali adattabili. Dato un tempo sufficiente, siano in grado di digerire notizie che emerse all’ improvviso scatenerebbero il panico. Una due settimane possono permettere di accettare l’inaccettabile. Lo sapremo presto, se mi sono sognato tutto. Quanto presto?

Due tre settimane. Nel frattempo, possiamo sperare che le misure prese permettano di non fare l’onda.

Ma potremmo, piu; saggiamente abituarci al’idea che fino ad ora abbiamo visto solo un lunghissimo prologo… Alcune misure, ad esempio il gia’ annunciato posticipo a Febbraio della riapertura degli impianti sciistici, non torvano fondamento nei numeri attuali. Ne hanno e parecchio, se le previsioni per Gennaio scontano gia’ l’arrivo della terza ondata…

La riforma del Mes: come trasformare un incubo in una farsa.

Il MES meccanismo europeo di stabilità è la notizia di apertura di tutti i telegiornali, in questi giorni.

Il famigerato fondo “salvastati”, prevede prestiti a bassissimi interessi a paesi in cirisi finanziaria che non potrebbero accedere ad altri sistemi di finanziamento. Come la Grecia ci ha mostrato anche troppo bene, quando un paese chiede questi aiuti, rinuncia di fatto alla propria sovranità, esponendosi a ristrutturazioni telecomandate di tutto il sistema previdenziale, sanitario, economico.

Quelli che ne sopportano le peggiori conseguenze sono la parte più debole del paese. I disastri sociali che queste politiche draconiane comportano, le sommosse, i suicidi, i milioni di senza lavoro, non possono, per espresso regolamento istitutivo del mes stesso, essere imputati a chi li ha generati.

Il board di controllo del mes infatti non è imputabile per le conseguenze delle sue decisioni. Questo assurdo vulnus, che mette di fatto interi paesi alla mercé di pochi individui, senza alcun possibile controllo e gli evidenti disastri seguiti alla concreta applicazione del meccanismo in Grecia hanno creato in tutta Europa una potente corrente di opinione che ha imposto una riforma. Questa riforma viene ora votata in tutta Europa ed anche l’Italia, con i mal di pancia di cui avete letto, l’ha appena approvata ( non è esattamente così , ma non dilunghiamoci).

Erano motivati quei maldipancia?

Risposta breve: si, assolutamente e non sindacabilmente.

Il MES che esce dalla riforma è infatti infame quanto il precedente: l’impunita’ assoluta resta ed totalmente anticostituzionale per qualunque stato europeo.

Questo livello di impunità non è garantito a nessun altro cittadino dell’Unione, compresi presidenti della repubblica e sovrani, che devono comunque rispondere nei casi di attentato alla costituzione, alto tradimento etc .

Inoltre, il principale motivo della riforma, eliminare le precondizioni che di fatto trasformano un paese i nuna colonia non è stato raggiunto.

Per poter fare richiesta senza precondizioni, un paese deve rispettare questi punti:

  • non essere in procedura d’infrazione; 
  • vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
  • avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.

Capite bene che un paese che ha problemi finanziari ben difficilmente si troverà queste condizioni.

Di fatto, il nuovo MES si applicherà senza condizioni a semplice domanda, a paesi sostanzialmente solidi e finanziariamente “sani” escludendo quasi tutti i paesi europei, eccettuato Germania, Olanda, Danimarca, Polonia, e gli altri paesi ex patto di Varsavia.

O meglio: si sarebbe applicato. Perché, dopo i fiumi di denaro riversati nell’economia da tutti i paesi, attualmente nessuno dei principali Stati europei rispetta questi punti.

Ma allora a che serve?

“Semplice”: a parte una revisione delle procedure di default ( i cosiddetti cac) che consente di ristrutturare più facilmente i debiti dei paesi in difficoltà, comunque in corso e non particolarmente significativa, il nuovo MES servirà a salvare non paesi ma banche in difficoltà, qualora siano abbastanza grandi da poter generare un rischio sistemico per il paese e/o per l’Unione.

E’ il cosiddetto “backstop” per il Fondo di risoluzione unico, un fondo finanziato dalle banche europee che serve ad aiutare istituti finanziari in difficoltà. Con l’introduzione del “backstop” il MES potrà finanziare il Fondo di risoluzione fino a 55 miliardi;

Le banche più esposte a crisi sistemiche sono le seguenti.

Curioso che buona parte degli istituti che hanno queste caratteristiche abbiano sede in Germania ed in Francia, no?

Curioso che il più grande Istituto bancario tedesco, la Deusche Bank. Sia da anni una mina vagante, una bomba finanziaria in attesa di esplodere, che mezzo mondo cerca di disinnescare, no?

Da notare come questi istituti suppostamente “solidi” abbiano investito un multiplo del loro patrimonio in strumenti puramente speculativi, come i futures.

Il rischio segue al fatto che, in buona sostanza, quando il mercato prende una decisione chiara e rapida, i futures, normalmente bilanciati tra scommesse al rialzo ed al ribasso ( questo sono i futures), si trovano improvvisamente sbilanciati e quelli avversi all’evento che si sta verificando devono essere liquidati con perdite che spesso si avvicinano all’intero capitale investito.

Ricapitoliamo: con la riforma la parte più disgustosa del MEs resta invariata. A questa si aggiunge la possibilità di salvare con i soldi di tutti i cittadini europei, grandi sistmei bancari che, per pareggiare i conti con l’acquisto a tassi negativi dei bond nazionali, si espongono a scommesse rischiosissime, con la consolazione che la politica provvederà a costituire un paracadute , in caso di guai.

A questo Mes non si poteva non votare no, se davvero si aveva a cuore l^?Europa, la solidarietà la sussidiarietà etc etc etc.

Lo so, sono in cattiva compagnia, dal punto di vista politico, in questa mia disanima. Ma, come si dice, anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno…

Niente basta , a chi non basta quel che e’sufficiente/3

…In poche parole, ci siamo resi conto che la tana del bianconiglio che ci siamo scavati su misura di quanto teorizzava un certo Paul Ricardo, oltre 100 anni fa (ogni paese deve specializzarsi nel produrre e vendere quel che sa fare meglio e comprare dagli altri quello che non sa fare o sa fare peggio) è davvero profonda. 

Che la produzione ottimale non è detto che corrisponda ad una situazione ottima, per i cittadini di un paese. 

Stiamo, insomma, rendendoci conto che mantenere un presidio di capacità produttive nei vari settori merceologici è nell’interesse strategico di un paese.

In Italia, non devo dirvelo, abbiamo ampiamente rinunciato, al contrario dei nostri vicini, a combattere per mantenere queste capacità affidando ai singoli più ostinati e fantasiosi il compito di lottare e sopravvivere sul mercato globale.

A parte malversazioni, lenocini e sudditanze psicologiche varie, non siamo stati disposti a pagare il prezzo di questa semplice constatazione ( tanto più vera in un paese che, oltretutto è anche povero di materie prime). Abbiamo privatizzato, svenduto, rottamato interi settori economici.

E’ evidente che, se vogliamo garantire un poco di resilienza al paese, dobbiamo recuperare, per quanto è possibile, una parte delle capacità perdute. Questo implica investimenti e, visti i capitani di industria residui che abbiamo ed il loro comportamento, la parziale nazionalizzazione delle aziende così recuperate o salvate, a tutela dell’interesse pubblico e sociale. 

Europa o non Europa.

Il tutto in un quadro strategico più ampio che ci ricorda che il paradigma della crescita infinita è impossibile e che, dato questo, anche il paradigma dell’indebitamento pubblico e privato deve essere portato alle sue estreme conseguenze, usato per permettere una transizione decente ad un nuovo patto sociale, un new deal, giustappunto, che prenda atto della incontrovertibile realtà del raggiungimento dei limiti fisici del pianeta e della necessità di abbandonare la tenace illusione della crescita infinita.

Già difficile a dirsi nei paesi avanzati, ma inaccettabile nei paesi in via di sviluppo che lottano per garantire un minimo standard ai miliardi di loro cittadini.

E’ vero: solitamente ad un aumento del reddito pro capite corrisponde, fino ad un certo punto, un aumento del danno ambientale e poi, almeno localmente, una decrescita.

E’ la cosiddetta curva di Kuznets ambientale

Peccato che questa curva esprima l’inquinamento LOCALE. Spesso e volentieri (volentieri, si…salvo che per chi ne subisce le conseguenze) questa curva si traduce in trasferire in paesi meno fortunati le produzioni più inquinanti ed impattanti. ed un poco di pennellate verdi qua e la.

Dobbiamo fare di meglio.

E’ evidente quindi che dalla crescita sostenibile, che non esiste (vedasi sopra) dobbiamo passare allo sviluppo, all’evoluzione.

Unica possibilità di mantenere una qualche forma di collante sociale mondiale. La transizione verso un sistema sostenibile non può avvenire in poco tempo, anche muovendosi alla massima velocità possibile ed ammesso che ci si decida a perseguirla. Va cambiato, semplicemente, il modo di produrre, le motivazioni per produrre, la struttura economica, sociale, paradigmatica della società. Il modo di vivere. Di tutti.

E va fatto convintamente, con il minimo di coercizione possibile. Vasto programma!

Pure dobbiamo muoverci, evolverci, o collassare.

Ai grandi pensatori, ai migliori politici, ai leader del futuro, l’onere di costruire un sistema economico e sociale che funzioni. A noi agevolare il cambio di mentalità e modalità produttive, economiche e sociali che possano agevolare e rendere meno traumatica la transizione.

Se, quindi, la sfida è la più grande che sia mai stata affrontata dall’umanità e sicuramente la più complessa, a noi cittadini comuni va il compito di dare il nostro piccolo contributo.

Non possiamo salvare il mondo, non tutto.

Ma possiamo salvarne un pezzettino, contribuire un poco, aiutare, spingere, suggerire, influenzare, dare l’esempio di attività iniziative che vadano nella direzione giusta.

(continua)

Niente basta, a chi non basta quel che e’ sufficiente/2

Il grande faggio, Forca di Presta

Il nostro piccolo grande paese, mai così piccolo e mai così grande come in questi giorni, è stato, più di una volta nella Storia, di esempio e di guida ed ispirazione agli altri. Anche in questa occasione ci siamo confermati, pregi e difetti. Via via che la situazione esce dall’eccezionalita’, se lasciamo fare, prevarrano i nostri difetti.

Invece sarebbe tempo di mettere la nostra genialità al servizio della Storia, e l’economia, sul sedile posteriore, dove è giusto che stia. Non me lo auspico in solitario isolamento. 

Non ci inventiamo nulla. Lo scrisse ed enunciò Keynes, nel momento in cui l’economia sembrava proprio tutto, nel profondo della crisi del ‘29 e lo ripeté molte volte negli anni seguenti in forme diverse.L’economia non è tutto. Il denaro non è tutto. 

E’ una cosa che credo in molti sentano dal profondo. La benzina nel serbatoio è importante. ma ancora di più un’auto economica, efficiente, poco inquinante, che ci porti dove vogliamo andare. 

“La più grande difficoltà nasce non tanto dal persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal persuaderli ad abbandonare le vecchie.”

Proprio per quello è importante che ci si chieda, una buona volta, dove dobbiamo andare. Ed anche per parafrasare Toto e Peppino: “dove dobbiamo andare per andare dove vogliamo andare?”

Semplice: nel futuro, se non per noi, per i nostri figli. Se vogliamo un futuro, siamo obbligati a pensarlo e dovrà essere molto ma molto diverso da quel che si ottiene semplicemente estrapolando quello che stiamo facendo oggi per i prossimi decenni. Perché quel che stiamo facendo oggi al pianeta somiglia molto a quello che il coronavirus ha fatto a noi e certi favori prima o poi vengono restituiti, con gli interessi. Se l’ha capito una ragazzina svedese con le treccine e milioni di suoi coetanei, è tempo che lo capiamo anche noi, che abbiamo l’onere e l’onore di decidere, più delle generazioni che ci hanno preceduto, del loro destino.

Teniamo anche conto che la ragazzina ha ragione a farci fretta: non abbiamo più molto tempo per gestire la transizione, per prepararla e, se possibile orientarla verso direzioni costruttive e non distruttive.

Dopo questa lunga premessa, cominciamo da quello che ci ha insegnato e ci sta insegnando, mentre scrivo, questo elegante guscio proteico contenente un pezzetto di RNA peculiare, chiamato Covid 19.

La prima, ovvia cosa che possiamo dire di aver ben compreso, è quanto fragile illusoria e controvertibile sia la struttura produttiva mondiale determinatasi in questi anni. La strettissima interconnessione tra centri di produzione lontani migliaia di km consente di realizzare beni e componenti a prezzi e in quantità inimmaginabili solo dieci o venti anni fa. Nel contempo rende estremamente problematico, per un paese, anche grande come L’Italia o addirittura un gigante economico come gli USA, realizzare beni in apparenza relativamente semplici come mascherine o respiratori ( il genio Italico è riuscito a realizzarne, nell’emergenza, a partire dalle maschere da sub di una nota multinazionale).

Le centinaia di componenti di questi ultimi sono infatti realizzati in tanti centri sparpagliati nell’intero paese o continente quando non sull’intero orbe terracqueo.

Il primo insegnamento è quindi che il mondo è interconnesso molto di più di quanto vogliano far sembrare i leader mondiali. Una guerra mondiale, con due o tre coalizioni avversarie sarebbe quasi impossibile, perché, inesorabilmente, buona parte delle tecnologie di ognuno di questi paesi andrebbero in crisi, con i produttori degli apparati più tecnologici che sarebbero rapidamente in difficoltà nel reperire componenti o materiali necessari per fare funzionare la macchina produttiva e la vita stessa.

Questa, tutto considerato è una cosa positiva.

Il guaio è che potrebbe capitare ed infatti è capitato, che la guerra si debba combattere contro qualcosa di “altro”. Che siano alieni, virus, tempeste solari, un pianeta che si ribella alla nostra tirannia, poco cambia: basta un uragano che distrugga una fabbrica in malesia, un incendio in una fabbrica in sicilia, una rivolta vicino ad un deposito Taiwanese o una manifattura ad HongKong ed ecco che in tutto il mondo si creano problemi enormi.

(continua)

Giuseppi e il paracadute money: una modesta proposta.

Celebrate Easter in lockdown with crafts, egg hunts and virtual ...

Quale sorpresa ci sarà nell’uovo Pasquale? Come ci guarniranno la colomba in Europa?

Il MES, ma attenti ai cacs. Lo SURE, ma attenti alle garanzie di stato. La BEI, ma e’cara. I corona Bonds, al patto di chiamarli obolo di Giuda ( protettore dei cassieri) oppure questo oppure quello……

oppure:

La BCE compra i buoni del tesoro in scadenza dei vari paesi, sul mercato secondario , creando la liquidità che gli serve per farlo e LI ANNULLA, ad esempio dichiarando che rinuncia all’incasso per cinque anni.

Dopo cinque anni, da noi ma non solo, i diritti dei detentori dei nostri titoli di stato sono prescritti. EVAPORATI.

A quel punto l’Italia, ad esempio, che avrebbe 300 miliardi di buoni in scadenza nel 2020, può emettere nuovo debito per tale cifra senza indebitarsi di più di quanto non sia.

Se rinuncia ad una quota di questa cifra, ad esempio il 50%, e quindi si finanzia per 180 miliardi, i suoi conti MIGLIORANO rispetto al previsto.

Mi sbaglierò ma….i buoni in scadenza sono già emessi e quindi sono sul mercato. La BCE PUÒ comprarli, senza cambiare il regolamento, sul mercato secondario. ( whatever it takes, anybody?)

Quelli che comunque non vengono intercettati, poniamo un 50%, vengono acquistati dalla cassa depositi e prestiti o similari( ogni paese ne ha almeno una o qualcosa che ci somiglia) dal suo azionista di maggioranza, ovvero dallo stato italiano, ad esempio al 99% del valore di facciata, così ci guadagna. E li gira alla bce, che come visto li può comprare.

La soluzione è equanime perché premia tutti allo stesso modo, non genera inflazione, consente agli Stati una grande libertà di azione ed evita speculazioni, dato che gli Stati devono collocare molti meno buoni del tesoro del solito e, sopratutto, lo possono fare con le tempistiche più opportune e non sotto il vincolo di rimediare la liquidità necessaria al rimborso dei buoni in scadenza.

Nell’insieme in questo modo NON si aumenta il debito degli Stati.

Il denaro in circola aumenta ma, ricordiamocelo, serve anche per coprire le inesorabili voragini che stanno per aprirsi nei bilanci delle banche e, naturalmente di imprese, famiglie, Stati.

Difficile, in questa condizione, che ripartano i prezzi ed i consumi. Ci sono anzi rischi di deflazione.

Nel caso, la qui presente premiata consociata Crisiswhatcrisis& partners, per la consulenza, si accontenta dello 0.00001% dell’importo, che devolve fin d’ora ad un fondo destinato a premiare tesi sociali sull’utilizzo del termine “sticazzi” o meglio di equivalenti ma più delicate allocuzioni, politically correct nelle relazioni internazionali…. eeeh?

Mes, Eurobond ed il dilemma di Leonida

Contrariamente a quanto si crede gli Spartani alle termopili, non avevano gli scudi con la lettera Lambda, come si vede nei film. Ognuno si decorava lo scudo a modo suo.
Contrariamente a quanto si crede gli Spartani alle termopili, non avevano gli scudi con la lettera Lambda, come si vede nei film. Ognuno si decorava lo scudo a modo suo.

Il MES e gli eurobond.

E’ il tema di questi giorni, ogni volta che si allunga lo sguardo oltre la pila di cadaveri lasciati dalla pandemia.

Ogni volta che si prova a pensare, in qualche modo, al dopo.

Si tratta, questo lo capiscono tutti, di rimediare qualche centinaia di miliardi di euro e spenderli il prima possibile, per fare ripartire l’economia. Prima che milioni di persone finiscano senza lavoro, non per qualche mese, ma per il futuro prevedibile.

In Europa, Germania e paesi satelliti vorrebbero adottare il MES, famigerato strumento finanziario utilizzato per “aiutare” Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda. Conte è miracolosamente riuscito a creare una specie di coalizione di paesi favorevoli invece ai cosiddetti Coronabonds o Eurobonds che dir si voglia.

Ma di cosa si tratta?

Differenza spiegata presto e, spero, bene:

Il MES e’finanziato anche dall’Italia, che deve fare debito pubblico per finanziarlo, pro quota. 17 miliardi versati finora, fino ad 125 miliardi, potenzialmente.
Se l’Italia riceve un prestito usufruendo MES, proporzionale alla sua partecipazione, cosa probabile, riceve i soldi che ci ha messo dentro, raccolti prendendoli in prestito ad un tasso di interesse più alto.
In più viene messa sotto schiaffo, dalla troika.
Ottiene, in sostanza, lo stesso risultato di quello ottenuto emettendo nuovi buoni del tesoro, legandosi mani e piedi ai desiderata di forze oggettivamente ostili ai suoi cittadini.

Di fatto, il MES e’per noi perfettamente inutile.
Serve per “aiutare” (ehm!!!) pochi paesi con i soldi di tutti.
Ma qui la situazione è chiara quanto diversa: aiuterebbe tutti e quindi tutti proporzionalmente.
Riprenderemmo i soldi che abbiamo versato.
Di fatto ci troveremmo, in un certo senso, indebitati DUE volte. Per la stessa cifra ( solo in apparenza, perché ovviamente l’Italia sarebbe indebitata con se stessa, nel caso del Mes, essendo uno dei paesi che lo finanzia)
Mica male, no?
Non è finita: aumentare il nostro indebitamento comporta un giudizio negativo da parte delle agenzie di rating. Siamo già al limite. Ancora un downgrading ed I nostri titoli così declassati non possono, in forza del regolamento fondativo, essere comprati dalla BCE sul mercato secondario per calmierare i tassi di interessi e relativo spread.

Il famoso whatever it takes di Draghi, che ci ha “salvato” in questi ultimi anni. I nostri tassi, liberi di fluttuare, esploderebbero verso l’alto ed andremmo a raggiungere la Grecia.

Gli eurobond dovrebbero essere emessi direttamente dalla bce, che ne garantirebbe la restituzione. Essendo una banca centrale non potrebbe, per definizione, andare in crisi di liquidità. I tassi degli eurobond quindi, rispecchierebbero solo il rischio cambio ed il rischio inflazione. Nello scenario attuale praticamente nulli.

I tassi degli eurobond sarebbero quindi bassissimi, prevedibilmente e sicuramente vantaggiosi, rispetto ai costi dei bond nazionali.

I soldi raccolti sul mercato verrebbero girati proquota ai vari paesi. Quindi nessuno si avvantaggerebbe sugli altri. E nessuno pagherebbe i debiti altrui.

Ora arriva la parte interessante.

I buoni possono essere onorati dalla bce in due modi: o chiedendo ai paesi che hanno ricevuto i fondi la restituzione degli stessi ad interesse 0 ed in 30 anni ( ma così aumenta il debito pubblico) o creando dal niente il denaro necessario. La prima ipotesi è quella più probabile, sarebbe un vantaggio importante rispetto al MES ed abbiamo visto perchè. Ma non sarebbe niente di rivoluzionario.

La seconda sarebbe decisamente più innovativa.

In pratica la BCE emetterebbe centinaia di miliardi di nuova liquidità, tramite la restituzione degli eurobond, via via che andassero a scadenza. Nessuna richiesta di restituzione agli Stati.

In condizioni normali questo aumenterebbe l’inflazione; ma in queste condizioni, di chiara recessione, abbiamo fatto un test probante nel 2008, l’inflazione, nonostante mille mila miliardi creati dal nulla, non ripartirebbe, perché l’economia e’depressa.

La cosa non piace allo stato tedesco per un motivo preciso: le sue banche sopravvivono lucrando sul differenziale dei tassi con i paesi vicini. E con loro se ne avvantaggia anche lo stato tedesco.

Le suddette banche sono infatti le uniche che accettano di comprare buoni del tesoro con tassi negativi… i famosi bunds, sui quali misuriamo lo spread. da qualche parte si devono rifare.

Ovviamente ai cittadini tedeschi la cosa viene venduta in modo diverso. “Gli italiani e le altre cicale che hanno vissuto e vivono al di sopra dei loro mezzi, vogliono continuare a farlo con i soldi di noi tedeschi”. Il bello è che la cosa viene ripresa, praticamente senza confutazione, dai nostri Media nazionali.

Non è vero, ovviamente, per mille e vari motivi di cui alcuni ricordati qui.

Ed alcuni nel post precedente.

Quindi, riassunto della situazione:

  • Fare nuovo debito non funziona.
  • Affidarsi al Mes non funziona.
  • Conte non ha alternative.
    O eurobond o morte.
    E noi con lui.
    Avete presente le Termopili? Ecco…
    Molon labe’.
    Per davvero…
    Chi dice il contrario, chi sminuisce la cosa, e’ un vero traditore.
    Reale, concreto. Nitido.
    Ne abbiamo già qualcuno. Sappiate che non è possibile equivocare.
    Qui non c’entrano ne Meloni ne Salvini né Bagnai ne borghi.
    C’entra la Storia. Si dice che le circostanze creano e forgiano l’uomo.
    Speriamo sia vero.
    Perché di forgiati ne vedo pochi.
    Di spremuti parecchi.

 

Il coronavirus, il Dr. House e il male minore

Il Dr. House, apparentemente il migliore medico del mondo. Quello che ti augureresti di trovare in un pronto soccorso. ma e’davvero cosi’?

I costi sanitari di vari paesi in rapporto ai rispettivi Prodotti interni lordi

In questi giorni ci rendiamo, all’improvviso, conto di quanto sia vitale avere un sistema sanitario nazionale pubblico. In senso stretto. Quasi tutti gli altri paesi sia europei, sia non europei hanno sistemi misti o decisamente privati.

La situazione italiana, come evoluzione negli anni e’ questa:

https://en.actualitix.com/country/ita/italy-health-expenditure-public.php

Siamo tra i paesi che spendono meno, eppure, tutto considerato, il mondo intero riconosce che, nonostante tutto, il nostro e’ uno dei sistemi sanitari migliori.

Tralasciando i vari casi europei, gli USA sono l’esempio piu’ eclatante di un sistema sanitario privato, costosissimo ed inefficiente. Che costa tantissimo in termini monetari, piu’ del doppio del sistema pubblico italiano ed ancora di piu’ come spesa pro capite : gli USA hanno un pil procapite piu alto dell’ Italia.

Molte cose non funzionano nel nostro sistema sanitario. Gli scandali, i costi gonfiati, i nepotismi, le malversazioni, gli episodi di “malasanita’”. Sappiamo che si potrebbero risparmiare decine di miliardi all’anno, senza rinunciare a nulla, senza tagliare posti letto, senza smettere di ammodernare le strutture e le attrezzature. Sappiamo che si puo’ e si deve fare meglio.

Dovremmo pero’ sapere che potrebbe andare MOLTO peggio. Questa tragedia del Coronavirus ci permette almeno questo: confrontarci con i sistemi altrui e i risultati di questi sistemi. Per ora negli USA, dove fare un tampone o , se per quello anche una semplice analisi del sangue, costa migliaia di dollari, solo parzialmente coperti dalle assicurazione migliori, che comunque lasciano sempre fuori un ticket tipicamente dieci volte piu’ alto di quelli che ci lamentiamo tanto di dover pagare.

Tutto questo sembrerebbe teoria, sterile polemica etc etc. Vi ricorderete quanto scandalo avesse fatto la dichiarazione in merito di Vasco Rossi, prontamente irrisa, smentita, negata da fior fiore di pensosi, commentatori dei principali media. Ora poi, con un ritardo di almeno dieci giorni, anche negli USA si puo’ fare il tampone senza dover pagare. Tutto bene, a parte lunghissime code di cittadini terrorizzati e un sovraccarico di lavoro dei laboratori di analisi.

E decine di migliaia di casi in piu’ del necessario, che stanno esplodendo. Che si tradurranno i migliaia , forse decine di migliaia di morti piu’ del necessario.

La cosa “interessante”, nel senso della maledizione cinese, e’ pero’ un’altra. Che per i cittadini statunitensi, quello di non poter, praticamente curarsi, farsi analisi, essere soccorsi, e’ un problema presente, ben noto ed attentamente rimosso dalla versione demo della loro societa’ ed in particolar modo del loro sistema sanitario, che ci propinano attraverso film, serie televisive, etc etc.

Un esempio per tutti: la serie televisiva del Dr. House, la celeberrima E.R medici in prima linea. Dove si raffigurano coraggiosissimi ed eccezionalmente competenti medici di un centro di pronto soccorso di un ospedale di contea immaginario.

Mi e’venuta la curiosita’ di andare a vedere quello che non ci fanno MAI vedere in questa serie: il momento in cui il paziente, sopravvissuto grazie alle cure puntuali e geniali del Dr. House, riceve il conto da pagare per le prestazioni mediche erogate. Perche’ non sarebbe, come dire, una bella cosa, sapere che lo stipendio del Dr. House e colleghi, eccezionalmente elevato se rapportato a quello dei nostri analogamente bravissimi ed addirittura eroici medici, e’pagato da un nuovo mutuo acceso sulla casa dai poveracci salvati dall’esimio sanitario.

Ma tutte queste sono chiacchiere, di nuovo.

Veniamo al sodo.

Un membro della mia famiglia allargata ha affrontato poche settimane fa, una complessa operazione durata oltre sei ore, per ridurre una grave forma di scoliosi. Sei ore di intervento, operata da una equipe ai vertici mondiali del settore, due ore di preparazione, due giorni in terapia intensiva, dieci giorni di degenza. La ASL, ha reso obbligatorio indicare sul foglio di dimissione, il costo delle prestazioni sanitarie erogate, ovviamente a titolo informativo, perche’ interamente gratuite. Nel caso in questione si trattava di 8000 euro.

Torniamo al prezzario delle prestazioni di un ospedale di contea, come quello del Dr. House.

Ad una ricerca su google, cado casualmente su un anonimo ospedale di contea di un anonimo Stato dell’Unione, l’Indiana.  Il sito dell’ ospedale della Contea di Greene e’ ben fatto: rassicurante, carino. Cercando un poco si trova qualche riferimento agli sgravi fiscali, alle rateizzazioni, alle assicurazioni convenzionate, e poi… al prezzario, in una bella tabellina xcel esportabile.

Il prezzario e’ agghiacciante.

La cosa migliore e’ darci una occhiata di persona. In queste condizioni una semplice analisi del sangue, di quelle che il nostro medico di famiglia ci prescrive ogni volta che ci sentiamo un poco giu’, sfonda con facilita’ i 1000 euro.

A scorrere questa lista si capisce una cosa: che OGNI ANNO in un paese con questo sistema non possono che verificarsi centinaia di migliaia di morti evitabili.

Magari con un semplice esame del sangue. Che decine di milioni di cittadini non possono permettersi.

Il Coronavirus, insomma, e’ il meno.

Chissa’ se lo capiranno, una buona volta.

SE lo capiranno, il coronavirus sara’ un male minore.

Per davvero.

Il Virus, il gregge, l’economia

Hermes, Dio del commercio, Asclepio e le tre figlie Igea, Panacea e Meditrina
Hermes, Dio del commercio, Asclepio e le tre figlie Igea, Panacea e Meditrina

Guardate questo disegno raffigura un antico bassorilievo.

Al centro si impone Asclepio ( Dio della medicina ).

A destra le sue figlie:

  • Igea (della della moderazione e della prevenzione);
  • Panacea (dea dell’uso delle piante magiche e medicamentose);
  • Meditrina (dea preservatrice della salute).

Sulla sinistra si mostrano Ermes e il suo caduceo (verga con serpenti gemelli intrecciati).

Il dio della guarigione guarda con sdegno e disprezzo Ermes, dio dei ladri, dei mercanti e del commercio.

Parliamoci chiaro: il tentativo, fatto da Merkel e Johnson, di ritardare la presa di coscienza nazionale della necessità di andare in lockdown come l’Italia,  non è certo ispirato da Asclepio.

Il punto è che nemmeno Mercurio, dopo tutto, ha motivo di essere contento.

Il motivo,a distanza di alcuni giorni dalle ultime dichiarazioni dei due, ( ci aspettiamo dal 60 al 70% di infettati, preparatevi a perdere un vostro caro, cose così) è chiaro. L’immunità di gregge si ottiene al presso di centinaia di migliaia di morti, in alcuni mesi. Nel frattempo l’economia è comunque congelata, nessuno compra nulla, e le aziende chiudono una dopo l’altra.

C’è stato un momento, una settimana fa,  in cui il mondo ha rischiato di contare, per davvero le decine o centinaia di milioni di morti, sacrificati sull’altare del Dio, in un sacrificio umano collettivo senza eguale nella pur truce storia dei riti del genere. Ma un piccolo paese, noto a tutti, caro a tutti, nonostante tutto, nonostante l’innato masochismo dei suoi cittadini, ha dato un esempio che non poteva essere ignorato: l’economia è importante, ma la vita dei cittadini, la solidarietà nei momenti di sciagura, sono più forti e più importanti.

Ha chiuso tutto, ha fermato tutto.

Ha fatto una scelta, coraggiosa, perché è un paese indebitato, con una economia schiacciata dalla malversazione, dalla scarsa visione strategica dei suoi imprenditori e dei suoi governanti e dagli interessi dei suoi vicini nel tenerlo perennemente sotto schiaffo, mantenendo artificiosamente elevati i tassi dei suoi buoni del tesoro. Quel piccolo paese, dapprima irriso ( si sa i suoi abitanti sono dei mammoni, familisti etc etc) è stato, sotto la spinta popolare mondiale, seguito da tutti gli altri.

Ha vinto Asclepio.

L’immunità di gregge, sarà quella generata dall’effetto gregge politico: una volta che un esempio che difende la vita delle persone rispetto ai conti correnti degli investitori viene reso noto, in un momento di elevatissima sensibilità dell’opinione pubblica, è quasi impossibile ignorarlo, contando con serenità  le centinaia, poi migliaia , pi decine di migliaia di morti.

Il mondo intero ha copiato quel piccolo paese, come un branco di lupi opportunisti, forse, ma di fatto comportandosi come un gregge. Con pochissime eccezioni, che finiranno malissimo, travolte dalla crescita esponenziale dei casi e dalla saturazione del loro sistema sanitario. Le classi politiche che hanno voluto vendere l’anima a Mercurio, dimenticandosi di Asclepio, verranno sacrificate dalle popolazioni inferocite, si spera in modo virtuale ed allegorico.

Asclepio, un dio, con la d, minuscola, dimenticato, ritornerà in auge, eccome.

Ma Mercurio, si sta preparando la rivincita. Saprà, quel piccolo paese, avvantaggiarsi del fatto che uscirà dall’ordalia più rapidamente e con meno vittime e stress sociali e probabilmente economici, dei suoi vicini? Riuscirà a portare Mercurio dalla sua parte? Perché a Mercurio questa cosa somiglia molto ad un precedente, pericoloso, che va adeguatamente punito, per evitare che si ripeta. Non sia mai che si cominci a pensare troppo spesso che le persone sono più importanti degli investimenti, …

Speriamo.

Perché quel piccolo paese è il nostro.

E i suoi fedeli aspettano solo che passi la tempesta.