La morte non va mai molto di moda. Ma si porta su tutto e sopratutto su tutti. Esiste un sito, funerali.org, che almeno, apotropaicamente, la tratta come un normalissimo settore merceologico.
Pere che gli affari, in Europa, vadano MOLTO bene.
Da questo vivificante sito sono passato a quello delle statistiche europee relative. Sintesi fattuale: e’ in corso un’anomalia di mortalità paragonabile a quella dovuta al covid.
L’anomalia e’ presente in tutte le classi d’età ma è più visibile nelle classi d’età più giovani.
In questa callsi di età fino a 44 anni questa è l’UNICA seria, anomalia neil tasso di mortalità degli ultimi cinque anni. Questo perché queste classi d’età NON erano state significativamente toccate dal Covid, come e’ noto. Per quelli con più di 40 anni, l’impatto sembra paragonabile ai momenti peggiori delle varie ondate di Covid. Naturalmente la spiegazione ufficiale, peraltro riscontrabile a stento, e’ che si tratta di influenza, particolarmente insidiosa. Fosse vero, non spiegherebbe l’aumento di mortalità nelle classi più giovani. Fosse il covid, sarebbe un aumento di mortalità, su tutte le classi, paragonabile a quello causato nei momenti peggiori. Sarebbe la prima volta che il covid colpisce serimaente anche i giovani.
E’ un nuovo morbo ancora non dichiarato? Una variante del Covid aggressiva? Un effetto dei vaccini? Quest’ultimo argomento, ovviamente, appena affrontato fa alzare scudi e spadoni medioevali a si-vax/no-vax schierati in ordine di battaglia. Me me chiamo fuori. Una cosa che farei notare è però la presente: la mortalità è aumentata ai livelli massimi dei picchi epidemici ma le terapie intensive e le corsie degli ospedali sono attualmente non particolarmente affollate. Qualunque sia il motivo, quindi, sembra portare a una morte rapida, poco o per niente ” ospedalizzata”.
Sia quel che sia, sembra opportuno saperlo, sembrerebbe opportuno farsi qualche domanda, che dite?
Qui i dati originali. https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps/
Il Comune di firenze, da alcuni mesi, si è impegnato a rimuovere i numerosissimi limiti all’installazione del fotovoltaico nel territorio comunale, così numerosi da rendere praticamente impossibile, tra vincoli e prescrizioni, installare anche semplici impianti domestici, salvo che in poche zone periferiche e/o degradate.
Una lodevole iniziativa, che arriva dopo anni di tira e molla, che indubbiamente permetterà a tanti concittadini volenterosi di alleggerire le proprie bollette ed anche il proprio impatto sul pianeta.
Peccato che la bozza, in visione presso il sito del Comune a questo indirizzo riporti, per il centro Storico di Firenze, la cosidetta “zona Unesco”, la seguente proposta di modifica dell’art 65 del Regolamento Urbanistico:
“Art. 65 | ambito del nucleo storico Divieto assoluto di installazione degli impianti sia sulle coperture che a terra”.
che costituisce, paradossalmente, un deciso passo indietro rispetto al previgente impianto normativo.
A mero titolo di esempio si osservi infatti il seguente articolo 11 delle Norme tecniche di attuazione de regolamento strtturale vigente e la proposta di modifica, in rosso dalla quale scaturisce quanto appena riportato:
Art. 11
Invarianti 11.1. […] 11.2. […] Nelle aree comprese nelle invarianti interessate da provvedimenti di tutela paesaggistica, coerentemente con quanto previsto dal PIT con valore paesaggistico, il Regolamento Urbanistico dovrà garantire che: – sugli edifici esistenti con caratteristiche tipologiche legate alla tradizione dei luoghi non sia consentita l’installazione di pannelli fotovoltaici, pannelli solari, elementi accessori di impianti di varia natura, ad eccezione di quelli caratterizzati da accorgimenti progettuali per una installazione mitigata e/o con schermature e non siano ammesse aperture sotto forma di terrazze a tasca e lucernari sulle falde di copertura sui fronti principali, mentre possono essere eventualmente ammesse su quelli tergali e secondari;
nelle aree aperte non dovrà essere consentita l’installazione degli impianti per pannelli fotovoltaici e solari e di impianti eolici, ad eccezione degli impianti eolici di altezza al rotore inferiore a 22 metri, per i quali deve essere comunque effettuata specifica valutazione di inserimento paesaggistico. In materia di installazione di impianti per la produzione di energia da pannelli fotovoltaici e solari, nel rispetto delle previsioni del PIT con valore paesaggistico e del Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER), il Regolamento Urbanistico dovrà garantire che: – nelle aree interessate da provvedimenti di tutela paesaggistica l’installazione degli impianti sia progettata in relazione alle caratteristiche dell’immobile e alle visuali intercettate; non preveda il mero appoggio di elementi sulla copertura, a favore di una confacente integrazione, impiegando adeguate soluzioni tecnologiche, geometriche, cromatiche e di messa in opera, affinché non siano visibili gli elementi di bordo e di supporto. I serbatoi o altri elementi accessori andranno posti all’interno dei volumi costruiti; – sia consentita l’installazione di impianti a terra con le modalità e nei limiti previsti dalla normativa vigente in materia, privilegiando l’utilizzo di superfici antropizzate, degradate o comunque non idonee ad altri usi, fatta eccezione per le zone omogenee A, il sub -sistema dei fiumi Arno, Greve e del torrente Ema e il sub -sistema del bosco; – non sia consentita l’installazione di pannelli fotovoltaici o solari all’interno dell’Ambito del nucleo storico (zona A).
Intendiamoci: il Regolamento urbanistico al’articolo 65, vietava comunque il fotovoltaico sui tetti del centro storico, ma almeno tale divieto on era dichiarato subito, di principio ma solo come norma applicativa di dettaglio.
Si dirà che nel centro storico si deve privilegiar eil mantenimento della storicità degli edifici, la visione dei tetti antichi dall’alto dei monumenti etc etc… Peccato che non vi siano analoghi divieti assoluti o particolari stigmi per l’installazione di parabole, antenne, sistemi di raffreddamento dei condizionatori, cappe di aspirazione dei ristoranti, per non parlare di lucernari, terrazze a tasca, solo recentemente normati in senso restrittivo…questi non sono maledettamente impattanti, ben più di qualche pannellino complanare, visto che sporgono dal profilo del tetto, senza apportare alcun beneficio alla comunità ed al pianeta?
Più delle parole basterà una foto, quella in testa a questo articolo.
Vedete da soli la selva di elementi incongrui e l’impatto visivo di un impianto casalingo minimale ( tre pannelli)
Ma il punto è più profondo: nessuno mette in dubbio il buon diritto all’informazione televisva e la relativa antenna: si tratta di un apparato tecnologico non bello ma ormai accettato, perchè parte della vita di tutti i giorni. Nessuno mette in dubbio la necessità di rispettare le norme igieniche e di sicurezza minime di lavoro nella cucina di un ristorante e quindi nemmeno le necessarie ( e brutte e visibili) cappe aspiranti e relativi camini in acciaio inox. Nessuno mette in dubbio l’utilità di aumentare areazione e salubrita nei locali abitabili sottotetto in edifici antichi… Nessuno mette il dubbio il diritto di mitigare l’afa cittadina con l’installazione di un impianto di condizionamento…si potrebbe continuare, ma ci siamo capiti.
Allora perchè si deve vietare, al contrario delle norme previgenti, IN ASSOLUTO l’installazione di impianti fotvoltaici? E’ tempo di superare questo blocco psicologico e quanto mai fallace nei confronti di qualcosa di così poco invasivo e cosi utile per l’ambiente: ogni singolo pannello alleggerisce i conti di una famiglia di qualche centinaio di euro all’anno, ai prezzi attuali : Non solo: fa risparmiare emissioni equivalenti ad un barile di petrolio all’anno. Ogni singolo pannello!!
Ma vi è di più: La norma in questione, il divieto assoluto di installazione in Centro, ove fosse approvata, sarebbe FUORILEGGE!!!
In presenza dei vincoli di cui al primo periodo, la
realizzazione degli interventi ivi indicati e' consentita previo rilascio dell'autorizzazione da parte dell'amministrazione competente ai sensi del citato codice di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004. Le disposizioni del primo periodo ( edilizia libera, nessuna necessità di autorizzazioni, nda) si applicano anche in presenza di vincoli ai sensi dell'articolo 136, comma 1, lettera c), del medesimo codice di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, ai soli fini dell'installazione di pannelli integrati nelle coperture
non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, eccettuate le coperture i cui manti siano realizzati in materiali della tradizione locale ».
Riconosco che è un poco criptico ma, in sostanza, si può riassumere così: L’installazione di pannelli fotovoltaici è edilizia libera e non richiede alcun tipo di autorizzazione anche nei centri storici e nelle aree in generale denominate di tipo A ed anche nelle zone espressamente sottoposte a vincolo paesaggistico, purche i pannelli siano integrati nelle coperture. Anche laddove queste siano in materiali tradizionali, l’installazione è consentita ma in tal caso ci vorrà l’autorizzazione paesaggistica, come ulteriore prescrizione.
Non è prevista alcuna possibilità per le amministrazioni locali di definire norme più rigide ed in tal senso si sono già espressi, numerose volte i TAR di moltissime regioni e, un paio di volte, anche la corte costituzionale.
QUINDI, a modesto giudizio dello scrivente: la modifica prevista al regolamento Comunale di Firenze nasce illegale e va immediatamente modificata.
Provvediamo?
PS: Il giudizio su quel che si può o non si può fare, giova ricordare, non è solo mio: a mero titolo di esempio, citerò questo sito essendo un punto di riferimento per professionisti.
In occasione della presentazione di un progetto di integrale ricostruzione di un villino anni ’70 lesionato, utilizzando sia il cosidetto Supersismabonus che il sempre cosidetto superecobonus, mi sono fatto una certa cultura in merito alle normative locali e nazionali che riguardavano la questione.
Dopo un lavoro di studio e preparazione non breve, siamo riusciti a tirare fuori un progettino che pare rispettare tutte le norme edilizie urbanistiche etc etc etc ed essere anche gradevole nel processo. De gustibus…. ma lo vedete come immagine di questo post.
OVVIAMENTE il nuovo villino verrà realizzato in classe energetica A4: Basterà l’equivalente di un litro e mezzo di petrolio al metro quadro, all’anno, come energia, per le esigenze energetiche della casa. Considerando il seminterrato e la soffitta nel conteggio dei metri quadri, arriviamo a circa 1000kWh come fabbisogno energetico per le esigenze di raffrescamento/riscaldamento/acqua termica sanitaria.
A questi si aggiungono circa altrettanti kWh pecome consumi elettrici per le utenze casalinghe e la cucina ( fuochi ad induzione, ovviamente).
Ovviamente, coibentazione di primo livello, impianti di ultima generazione. OVVIAMENTE fotovoltaico.
Ovviamente?
Forse.
Perchè siamo in zona sottoposta al vincolo paesaggistico.
Perchè il Comune ha stabilito che, comunque, i pannelli dell’impianto fotovoltaico devono essere ad un metro dal colmo, ad un metro dalla linea di gronda, ad un metro dai limiti laterali della falda… Ma noi abbiamo falde di poco più di due metri e quindi i pannelli nello spazio consentito non c’entrano!
In sostanza, a leggere il combinato disposto dei vincoli, delle norme dei regolamenti comunali e confrontarle con le dimensioni dell’edificio, sembrerebbe che non sia possibile installare pannelli fotovoltaici.
Fino a qui sembrerebbe una normale questione di quelle che capitano a tutti. Ma la circostanza di dover giustificare ex lege che avevamo non solo il diritto ma il dovere di installare i suddetti pannelli ( e di metterli praticamente su tutta la falda di sud est, quella che si vede a sinistra nella foto) mi ha portato a riesumare un noto quanto negletto decreto legislativo di dieci anni fa il Decreto legislativo 28/2011 Articolo 11.
Quel che ho letto mi ha fatto scoperchiare un calderone che ho riassunto, come prima parte, in un articolo che trovate pubblicato su ecquologia
Qui sotto lo riporto, rimandando alla seconda puntata per un approfondimento sulla dimensione della cosa.
Dlgs 28 2011, regolamenti comunali e fotovoltaico: assoluta necessità di una conferma
Un importante limite all’effettivo dispiegamento di tutto il potenziale del Superbonus è costituito dai regolamenti Comunali. Parlo per esperienza diretta della citta in cui vivo, Firenze, ma credo che il problema sia MOLTO diffuso. Vi sono intere aree urbane, spesso ben al di là del centro storico, dove di fatto non è consentito il fotovoltaico sui tetti. Questo, ovviamente, comporta e comporterà’ un forte rallentamento nell’installazione.
Molti Comuni, il mio tra i tanti, sono stati ondivaghi negli anni: quando il mio ex Sindaco era giovane e desideroso di raccogliere consensi “alla moda” attuò modifiche che permettevano, di principio, di installare praticamente ovunque, anche sui tetti di edifici a torre medioevali. Cosa successa, sia pure in un limitato numero di casi. “Crescendo” politicamente, diventò ovviamente più attento sia agli interesse delle varie lobbies contrapposte sia, banalmente al disinteresse dell’opinione pubblica, quando non ostilità’, ben fomentata, come sappiamo, da una campagna mediatica ai tempi martellante (2015 e successivi). Molti regolamenti sono figli di quegli anni ed ancora non sono stati adeguati a quello che potremmo chiamare, un rinascimento delle energie rinnovabili, se non fosse parola tragicamente svalorizzata da usi inopportuni, come quello fatto di recente, dal mio sempre troppo citato ex sindaco.
Eppure, almeno per gli edifici di nuova costruzione e per le integrali ricostruzioni, il Decreto Legislativo 28/2011 – Fonti rinnovabili e certificazione energetica parla chiaro e non lascia spazio ad equivoci o successivi decreti attuativi, per la sua implementazione: su questi edifici, nuova costruzione ed integrale ricostruzione, è OBBLIGATORIO, senza eccezioni, raggiungere una quota di almeno il 50 per cento di energia da fonti rinnovabili. I regolamenti comunali qualora non adeguati (nel termine di 180 giorni!) e in conflitto con questa norma sono superati.
Ecco il testo, VIGENTE, articolo 11 del suddetto decreto legislativo 28 2011
I progetti di edifici di nuova costruzione ed i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti prevedono l’utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento secondo i principi minimi di integrazione e le decorrenze di cui all’allegato 3. Nelle zone A del decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, le soglie percentuali di cui all’Allegato 3 sono ridotte del 50 per cento. Le leggi regionali possono stabilire incrementi dei valori di cui all’allegato 3. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano agli edifici di cui alla Parte seconda e all’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, e a quelli specificamente individuati come tali negli strumenti urbanistici, qualora il progettista evidenzi che il rispetto delle prescrizioni implica un’alterazione incompatibile con il loro carattere o aspetto, con particolare riferimento ai caratteri storici e artistici.L’inosservanza dell’obbligo di cui al comma 1 comporta il diniego del rilascio del titolo edilizio.
Art. 11. Obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti
Come si vede nel sottolineato in neretto, perfino nel caso di ristrutturazioni rilevanti su edifici STORICI e notificati, l’obbligo persiste, l’onere della prova di non realizzabilità ricadendo sul progettista. Non solo, l’ultima riga evidenzia una cosa CLAMOROSA: “L’inosservanza dell’obbligo di cui all’articolo 1 COMPORTA IL DINIEGO DEL RILASCIO DEL TITOLO EDILIZIO”
Sappiamo bene che decine di migliaia di edifici sono stati edificati in questi anni, MOLTE decine di migliaia sono stati integralmente ristrutturati. Ma sappiamo che di questi, per i regolamenti comunali citati, solo una percentuale non particolarmente rilevante ha adempiuto all’obbligo. PURE i titoli edilizi sono stati rilasciati. Titoli, a tutti gli effetti, senza possibilità’ di equivoco, NULLI. Rilasciati ma non rilasciabili.
Questo assume ancora più rilevanza, veniamo al quotidiano, OGGI, in periodo di Superbonus. Infatti molti interventi, eventualmente unenti sismabonus ed ecobonus, ricadenti nelle aree dove non è consentito il fotovoltaico, oppure è consentito con vincoli tali da renderlo non realizzabile (ad esempio distanze dal colmo del tetto , dalla linea di gronda, dai limiti dell’edificio superiori a quelli disponibili per il montaggio dei pannelli) rientrano nella categoria delle “ristrutturazioni rilevanti”.
La tentazione, all’analisi dei regolamenti, di progettista e proprietario sarà come è finora stata, quella di non intentare una guerra solitaria con le normative comunali ma di accettare di adempiere, non installando. Il risultato, come enunciato, è che tutti gli edifici così realizzati o ristrutturati NON sono conformi alla legge ed i titoli rilasciati hanno valore nullo. Questo, di per sé grave, è addirittura esiziale nel caso degli interventi realizzati secondo le regole del superecobonus o sismabonus. In caso di controllo infatti, non essendovi le conformità’ richieste dalla legge al momento della richiesta ed eventuale cessione del credito, il credito viene cancellato, salvo maggiori e più gravi conseguenze legali e penali.
INSOMMA: tra le norme di adeguamento in studio dovrebbe essere inserito un paragrafo che ricorda la rigorosa applicabilità dell’articolo 11 del dlgs 28 2011, a prescindere ed al di sopra delle norme locali, sia per consentire una più rapida ed agevole installazione di impianti fotovoltaici, sia per evitare letali moli di contenzioso ex post, tra un paio di anni quando, ragionevolmente scatteranno i controlli di conformità.
Sembra strano che in un decreto ministeriale o legislativo si debba ricordare l’applicabilità di una legge vigente. Nei fatti, non solo è necessario, ma vitale.
Mi scuso per la lungaggine e, eventualmente, per gli addetti ai lavori, per aver evidenziato qualcosa di ovvio.
Il famigerato fondo “salvastati”, prevede prestiti a bassissimi interessi a paesi in cirisi finanziaria che non potrebbero accedere ad altri sistemi di finanziamento. Come la Grecia ci ha mostrato anche troppo bene, quando un paese chiede questi aiuti, rinuncia di fatto alla propria sovranità, esponendosi a ristrutturazioni telecomandate di tutto il sistema previdenziale, sanitario, economico.
Quelli che ne sopportano le peggiori conseguenze sono la parte più debole del paese. I disastri sociali che queste politiche draconiane comportano, le sommosse, i suicidi, i milioni di senza lavoro, non possono, per espresso regolamento istitutivo del mes stesso, essere imputati a chi li ha generati.
Il board di controllo del mes infatti non è imputabile per le conseguenze delle sue decisioni. Questo assurdo vulnus, che mette di fatto interi paesi alla mercé di pochi individui, senza alcun possibile controllo e gli evidenti disastri seguiti alla concreta applicazione del meccanismo in Grecia hanno creato in tutta Europa una potente corrente di opinione che ha imposto una riforma. Questa riforma viene ora votata in tutta Europa ed anche l’Italia, con i mal di pancia di cui avete letto, l’ha appena approvata ( non è esattamente così , ma non dilunghiamoci).
Erano motivati quei maldipancia?
Risposta breve: si, assolutamente e non sindacabilmente.
Il MES che esce dalla riforma è infatti infame quanto il precedente: l’impunita’ assoluta resta ed totalmente anticostituzionale per qualunque stato europeo.
Questo livello di impunità non è garantito a nessun altro cittadino dell’Unione, compresi presidenti della repubblica e sovrani, che devono comunque rispondere nei casi di attentato alla costituzione, alto tradimento etc .
Inoltre, il principale motivo della riforma, eliminare le precondizioni che di fatto trasformano un paese i nuna colonia non è stato raggiunto.
Per poter fare richiesta senza precondizioni, un paese deve rispettare questi punti:
non essere in procedura d’infrazione;
vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.
Capite bene che un paese che ha problemi finanziari ben difficilmente si troverà queste condizioni.
Di fatto, il nuovo MES si applicherà senza condizioni a semplice domanda, a paesi sostanzialmente solidi e finanziariamente “sani” escludendo quasi tutti i paesi europei, eccettuato Germania, Olanda, Danimarca, Polonia, e gli altri paesi ex patto di Varsavia.
O meglio: si sarebbe applicato. Perché, dopo i fiumi di denaro riversati nell’economia da tutti i paesi, attualmente nessuno dei principali Stati europei rispetta questi punti.
Ma allora a che serve?
“Semplice”: a parte una revisione delle procedure di default ( i cosiddetti cac) che consente di ristrutturare più facilmente i debiti dei paesi in difficoltà, comunque in corso e non particolarmente significativa, il nuovo MES servirà a salvare non paesi ma banche in difficoltà, qualora siano abbastanza grandi da poter generare un rischio sistemico per il paese e/o per l’Unione.
E’ il cosiddetto “backstop” per il Fondo di risoluzione unico, un fondo finanziato dalle banche europee che serve ad aiutare istituti finanziari in difficoltà. Con l’introduzione del “backstop” il MES potrà finanziare il Fondo di risoluzione fino a 55 miliardi;
Le banche più esposte a crisi sistemiche sono le seguenti.
Curioso che buona parte degli istituti che hanno queste caratteristiche abbiano sede in Germania ed in Francia, no?
Curioso che il più grande Istituto bancario tedesco, la Deusche Bank. Sia da anni una mina vagante, una bomba finanziaria in attesa di esplodere, che mezzo mondo cerca di disinnescare, no?
Da notare come questi istituti suppostamente “solidi” abbiano investito un multiplo del loro patrimonio in strumenti puramente speculativi, come i futures.
Il rischio segue al fatto che, in buona sostanza, quando il mercato prende una decisione chiara e rapida, i futures, normalmente bilanciati tra scommesse al rialzo ed al ribasso ( questo sono i futures), si trovano improvvisamente sbilanciati e quelli avversi all’evento che si sta verificando devono essere liquidati con perdite che spesso si avvicinano all’intero capitale investito.
Ricapitoliamo: con la riforma la parte più disgustosa del MEs resta invariata. A questa si aggiunge la possibilità di salvare con i soldi di tutti i cittadini europei, grandi sistmei bancari che, per pareggiare i conti con l’acquisto a tassi negativi dei bond nazionali, si espongono a scommesse rischiosissime, con la consolazione che la politica provvederà a costituire un paracadute , in caso di guai.
A questo Mes non si poteva non votare no, se davvero si aveva a cuore l^?Europa, la solidarietà la sussidiarietà etc etc etc.
Lo so, sono in cattiva compagnia, dal punto di vista politico, in questa mia disanima. Ma, come si dice, anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno…
Ogni volta che si prova a pensare, in qualche modo, al dopo.
Si tratta, questo lo capiscono tutti, di rimediare qualche centinaia di miliardi di euro e spenderli il prima possibile, per fare ripartire l’economia. Prima che milioni di persone finiscano senza lavoro, non per qualche mese, ma per il futuro prevedibile.
In Europa, Germania e paesi satelliti vorrebbero adottare il MES, famigerato strumento finanziario utilizzato per “aiutare” Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda. Conte è miracolosamente riuscito a creare una specie di coalizione di paesi favorevoli invece ai cosiddetti Coronabonds o Eurobonds che dir si voglia.
Ma di cosa si tratta?
Differenza spiegata presto e, spero, bene:
Il MES e’finanziato anche dall’Italia, che deve fare debito pubblico per finanziarlo, pro quota. 17 miliardi versati finora, fino ad 125 miliardi, potenzialmente.
Se l’Italia riceve un prestito usufruendo MES, proporzionale alla sua partecipazione, cosa probabile, riceve i soldi che ci ha messo dentro, raccolti prendendoli in prestito ad un tasso di interesse più alto.
In più viene messa sotto schiaffo, dalla troika.
Ottiene, in sostanza, lo stesso risultato di quello ottenuto emettendo nuovi buoni del tesoro, legandosi mani e piedi ai desiderata di forze oggettivamente ostili ai suoi cittadini.
Di fatto, il MES e’per noi perfettamente inutile.
Serve per “aiutare” (ehm!!!) pochi paesi con i soldi di tutti.
Ma qui la situazione è chiara quanto diversa: aiuterebbe tutti e quindi tutti proporzionalmente.
Riprenderemmo i soldi che abbiamo versato.
Di fatto ci troveremmo, in un certo senso, indebitati DUE volte. Per la stessa cifra ( solo in apparenza, perché ovviamente l’Italia sarebbe indebitata con se stessa, nel caso del Mes, essendo uno dei paesi che lo finanzia)
Mica male, no?
Non è finita: aumentare il nostro indebitamento comporta un giudizio negativo da parte delle agenzie di rating. Siamo già al limite. Ancora un downgrading ed I nostri titoli così declassati non possono, in forza del regolamento fondativo, essere comprati dalla BCE sul mercato secondario per calmierare i tassi di interessi e relativo spread.
Il famoso whatever it takes di Draghi, che ci ha “salvato” in questi ultimi anni. I nostri tassi, liberi di fluttuare, esploderebbero verso l’alto ed andremmo a raggiungere la Grecia.
Gli eurobond dovrebbero essere emessi direttamente dalla bce, che ne garantirebbe la restituzione. Essendo una banca centrale non potrebbe, per definizione, andare in crisi di liquidità. I tassi degli eurobond quindi, rispecchierebbero solo il rischio cambio ed il rischio inflazione. Nello scenario attuale praticamente nulli.
I tassi degli eurobond sarebbero quindi bassissimi, prevedibilmente e sicuramente vantaggiosi, rispetto ai costi dei bond nazionali.
I soldi raccolti sul mercato verrebbero girati proquota ai vari paesi. Quindi nessuno si avvantaggerebbe sugli altri. E nessuno pagherebbe i debiti altrui.
Ora arriva la parte interessante.
I buoni possono essere onorati dalla bce in due modi: o chiedendo ai paesi che hanno ricevuto i fondi la restituzione degli stessi ad interesse 0 ed in 30 anni ( ma così aumenta il debito pubblico) o creando dal niente il denaro necessario. La prima ipotesi è quella più probabile, sarebbe un vantaggio importante rispetto al MES ed abbiamo visto perchè. Ma non sarebbe niente di rivoluzionario.
La seconda sarebbe decisamente più innovativa.
In pratica la BCE emetterebbe centinaia di miliardi di nuova liquidità, tramite la restituzione degli eurobond, via via che andassero a scadenza. Nessuna richiesta di restituzione agli Stati.
In condizioni normali questo aumenterebbe l’inflazione; ma in queste condizioni, di chiara recessione, abbiamo fatto un test probante nel 2008, l’inflazione, nonostante mille mila miliardi creati dal nulla, non ripartirebbe, perché l’economia e’depressa.
La cosa non piace allo stato tedesco per un motivo preciso: le sue banche sopravvivono lucrando sul differenziale dei tassi con i paesi vicini. E con loro se ne avvantaggia anche lo stato tedesco.
Le suddette banche sono infatti le uniche che accettano di comprare buoni del tesoro con tassi negativi… i famosi bunds, sui quali misuriamo lo spread. da qualche parte si devono rifare.
Ovviamente ai cittadini tedeschi la cosa viene venduta in modo diverso. “Gli italiani e le altre cicale che hanno vissuto e vivono al di sopra dei loro mezzi, vogliono continuare a farlo con i soldi di noi tedeschi”. Il bello è che la cosa viene ripresa, praticamente senza confutazione, dai nostri Media nazionali.
Non è vero, ovviamente, per mille e vari motivi di cui alcuni ricordati qui.
Conte non ha alternative.
O eurobond o morte.
E noi con lui.
Avete presente le Termopili? Ecco… Molon labe’.
Per davvero…
Chi dice il contrario, chi sminuisce la cosa, e’ un vero traditore.
Reale, concreto. Nitido.
Ne abbiamo già qualcuno. Sappiate che non è possibile equivocare.
Qui non c’entrano ne Meloni ne Salvini né Bagnai ne borghi.
C’entra la Storia. Si dice che le circostanze creano e forgiano l’uomo.
Speriamo sia vero.
Perché di forgiati ne vedo pochi.
Di spremuti parecchi.
In questi giorni ci rendiamo, all’improvviso, conto di quanto sia vitale avere un sistema sanitario nazionale pubblico. In senso stretto. Quasi tutti gli altri paesi sia europei, sia non europei hanno sistemi misti o decisamente privati.
La situazione italiana, come evoluzione negli anni e’ questa:
Siamo tra i paesi che spendono meno, eppure, tutto considerato, il mondo intero riconosce che, nonostante tutto, il nostro e’ uno dei sistemi sanitari migliori.
Tralasciando i vari casi europei, gli USA sono l’esempio piu’ eclatante di un sistema sanitario privato, costosissimo ed inefficiente. Che costa tantissimo in termini monetari, piu’ del doppio del sistema pubblico italiano ed ancora di piu’ come spesa pro capite : gli USA hanno un pil procapite piu alto dell’ Italia.
Molte cose non funzionano nel nostro sistema sanitario. Gli scandali, i costi gonfiati, i nepotismi, le malversazioni, gli episodi di “malasanita’”. Sappiamo che si potrebbero risparmiare decine di miliardi all’anno, senza rinunciare a nulla, senza tagliare posti letto, senza smettere di ammodernare le strutture e le attrezzature. Sappiamo che si puo’ e si deve fare meglio.
Dovremmo pero’ sapere che potrebbe andare MOLTO peggio. Questa tragedia del Coronavirus ci permette almeno questo: confrontarci con i sistemi altrui e i risultati di questi sistemi. Per ora negli USA, dove fare un tampone o , se per quello anche una semplice analisi del sangue, costa migliaia di dollari, solo parzialmente coperti dalle assicurazione migliori, che comunque lasciano sempre fuori un ticket tipicamente dieci volte piu’ alto di quelli che ci lamentiamo tanto di dover pagare.
Tutto questo sembrerebbe teoria, sterile polemica etc etc. Vi ricorderete quanto scandalo avesse fatto la dichiarazione in merito di Vasco Rossi, prontamente irrisa, smentita, negata da fior fiore di pensosi, commentatori dei principali media. Ora poi, con un ritardo di almeno dieci giorni, anche negli USA si puo’ fare il tampone senza dover pagare. Tutto bene, a parte lunghissime code di cittadini terrorizzati e un sovraccarico di lavoro dei laboratori di analisi.
E decine di migliaia di casi in piu’ del necessario, che stanno esplodendo. Che si tradurranno i migliaia , forse decine di migliaia di morti piu’ del necessario.
La cosa “interessante”, nel senso della maledizione cinese, e’ pero’ un’altra. Che per i cittadini statunitensi, quello di non poter, praticamente curarsi, farsi analisi, essere soccorsi, e’ un problema presente, ben noto ed attentamente rimosso dalla versione demo della loro societa’ ed in particolar modo del loro sistema sanitario, che ci propinano attraverso film, serie televisive, etc etc.
Un esempio per tutti: la serie televisiva del Dr. House, la celeberrima E.R medici in prima linea. Dove si raffigurano coraggiosissimi ed eccezionalmente competenti medici di un centro di pronto soccorso di un ospedale di contea immaginario.
Mi e’venuta la curiosita’ di andare a vedere quello che non ci fanno MAI vedere in questa serie: il momento in cui il paziente, sopravvissuto grazie alle cure puntuali e geniali del Dr. House, riceve il conto da pagare per le prestazioni mediche erogate. Perche’ non sarebbe, come dire, una bella cosa, sapere che lo stipendio del Dr. House e colleghi, eccezionalmente elevato se rapportato a quello dei nostri analogamente bravissimi ed addirittura eroici medici, e’pagato da un nuovo mutuo acceso sulla casa dai poveracci salvati dall’esimio sanitario.
Ma tutte queste sono chiacchiere, di nuovo.
Veniamo al sodo.
Un membro della mia famiglia allargata ha affrontato poche settimane fa, una complessa operazione durata oltre sei ore, per ridurre una grave forma di scoliosi. Sei ore di intervento, operata da una equipe ai vertici mondiali del settore, due ore di preparazione, due giorni in terapia intensiva, dieci giorni di degenza. La ASL, ha reso obbligatorio indicare sul foglio di dimissione, il costo delle prestazioni sanitarie erogate, ovviamente a titolo informativo, perche’ interamente gratuite. Nel caso in questione si trattava di 8000 euro.
Torniamo al prezzario delle prestazioni di un ospedale di contea, come quello del Dr. House.
La cosa migliore e’ darci una occhiata di persona. In queste condizioni una semplice analisi del sangue, di quelle che il nostro medico di famiglia ci prescrive ogni volta che ci sentiamo un poco giu’, sfonda con facilita’ i 1000 euro.
A scorrere questa lista si capisce una cosa: che OGNI ANNO in un paese con questo sistema non possono che verificarsi centinaia di migliaia di morti evitabili.
Magari con un semplice esame del sangue. Che decine di milioni di cittadini non possono permettersi.
Il Coronavirus, insomma, e’ il meno.
Chissa’ se lo capiranno, una buona volta.
SE lo capiranno, il coronavirus sara’ un male minore.
Noi Italiani siamo sempre di rincorsa. Sempre con l’incubo di essere in ritardo arretrati, inadeguati. Così può capitare che l’Italia diventi forse l’unico paese che ha affrontato test e risultati in maniera “trasparente” ( in termini relativi, si veda le centinaia di famiglie cinese in “quarantena volontaria”nei dintorni di Firenze, ufficialmente senza casi di positività segnalati).
Questo perché, con tutta evidenza c’è qualcosa di anomalo nei risultati dei testi effettuati in Italia in rapporto con gli altri paesi: abbiamo il tasso di positività dei test tampone più alto in assoluto nel mondo, al di fuori della Cina.
Ecco i risultati, purtroppo limitati ad alcuni paesi, ad oggi riportati da questo sito:
UK: 7,132 concluded tests, of which 13 positive (0.2% positivity rate). [source]
Italy: 9,462 tests, of which 470 positive (5.0% positivity rate), awaiting results: unknown. [source]
France: 762 tests, of which 17 positive (2.2% positivity rate), 179 awaiting results. [source]
Austria: 321 tests, of which 2 positive (0.6% positivity rate), awaiting results: unknown. [source]
United States: 445 concluded tests, of which 14 positive (3.1% positivity rate). [source]
Intanto è evidente che in Francia, Austria, USA, i test non li fanno e quindi è abbastanza normale che i casi trovati siano pochi.
In Inghilterra a quanto pare hanno un protocollo fallimentare perché la stragrande maggioranza dei test sono fatti a vuoto. naturalmente dobbiamo credere che i dati che ci forniscono siano credibili, veritieri. Che i governi dei vari paesi siano in buona fede e facciano quel che c’è da fare.
E’ chiaro: non è CERTO che solo i cittadini cinesi potessero essere portatori del virus ma certo, un mese fa, la probabilità di un positivo NON cinese era piccola, piccolissima. Quindi, senza stare a sfrucugliare troppo, la misura dell’esposizione all’epidemia almeno inzialmente era riferibile al numero di cittadini cinesi residenti in un dato paese.
Devo dirvi nulla?
Vedete come è assurdo che i primi Nove paesi per numero di cittadini cinesi, oltre 32 milioni complessivi, abbiano molti meno casi, 250 tutti insieme, rispetto ai 374 riportati dell’Italia che ne ha un centesimo, oltretutto prevalentemente NON provenienti dalla zona di Wuhan?
Addirittura la Malesia, il secondo paese in assoluto della lista, con oltre 6.600.000 cittadini cinesi, oltre venti volte l’Italia, NON HA NESSUN CASO, finora. Diciamo che nei paesi in Via di sviluppo o, più genericamente, orientali, vi siano problemi culturali medico/logistici e di approvvigionamento dei test ( non è molto vero ma diciamolo). Facciamo pure valere questa affermazione per Thailandia, Indonesia, Myanmar, Filippine, Singapore
Come la vedete con gli USA, che hanno un ottavo dei casi italiani con quindici volte la popolazione cinese?
Con il Canada? Un trentunesimo dei casi e cinque volte la popolazione cinese?
Con l’Australia? Un sedicesimo dei casi e quasi quattro volte la popolazione cinese?
Mi pare evidente: Alcuni paesi hanno fatto test ad una popolazione poco selezionata, non facendola a casi sintomatici, che avrebbero dovuto essere almeno quanti quelli italiani, aumentati in proporzione alle rispettive popolazioni cinesi. Benché conti moltissimo la regione di provenienza, sappiamo che in italia relativamente pochi vengono dalla zona “rossa”, come abbiamo visto proprio in occasione della chiusura degli aeroporti, ormai quasi un mese fa. Ergo il nostro NON è un caso peggiore, anzi.
Tra questi rientra certamente l’Inghilterra: solo lo 0.2% di test positivi contro il 5% nostro, ovvero 25 volte meno dell’Italia. Pur con una popolazione di origine cinese una volta e mezzo quella italiana, il risultato è di soli 12 casi positivi riscontrati. Un trentesimo di quelli Italiani. Perfino se il tasso di positività fosse stato uguale al nostro, quindi, i casi Inglesi sarebbero stati statisticamente meno di quelli attesi. Anche perché il numero di test effettuati è significativamente inferiore a quello italiano.
In Francia, con una popolazione di origine cinese doppia della nostra hanno fatto un decimo dei test che abbiamo fatto noi.
Il tasso di positività è la metà del nostro.
Il risultato è, ovviamente, che i casi accertati sono meno di un ventesimo.
Gli USA hanno fatto un numero di test RIDICOLO, un ventesimo scarso di quelli fatti in Italia. Specialmente tenendo conto che hanno una popolazione di origine cinese quindici volte quella italiana.
Non di meno i risultati positivi sono ancora meno di quelli che ci saremmo attesi. Perché, anche in questo caso, i risultati positivi sono poco più della metà di quelli italiani, in percentuale.
Conclusione: L’Italia è un paese anomalo: con una popolazione di origine cinese relativamente piccola e quindi un proporzionale rischio di epidemia relativamente ridotto è in testa sia per quanto riguarda la percentuale di casi positivi rispetto ai teste effettuati sia riguardo al numero assoluto di casi riscontrati.
La differenza con i paesi vicini e lontani è abissale non può essere dovuta ad un accidente statistico. E nemmeno al blocco dei voli diretti, che avrebbe impedito lo screening dei passeggeri in arrivo, come si legge in alcuni deliranti articoli.
Per un motivo semplice: i controlli e gli screening sono stati fatti nei paesi di arrivo, dovunque fossero in Europa e con gli stessi scarsi risultati, ormai ben noti.
Infatti il virus, lo sappiamo, si trasmette anche durante la fase asintomatica, sia pure con minore virulenza. Inoltre, pare ovvio, i viaggiatori infettati ma asintomatici che fossero passati dagli altri paesi, avrebbero passato i controlli e comunque infettato qualche persona lungo il viaggio, esattamente come, sempre in forma asintomatica, hanno fatto in italia.
Quindi, al più, bloccare i voli non ha costituito uno sbarramento, del resto lo vediamo bene, ma non può aver PEGGIORATO la situazione perché, come vediamo, i casi che sono transitati indirettamente in Italia non sono stati riscontrati ne “filtrati” prima di arrivarci, mentre passavano dai paesi a noi confinanti. Avessimo consentito i voli diretti non saremmo riusciti comunque a fermare le persone positive, esattamente come non ci sono riusciti i paesi a noi vicini dove sono atterrate.
Il punto è che PROPRIO PER QUESTE CONSIDERAZIONI, sarebbe legittimo attendersi un numero di casi uguale o superiore a quelli del nostro paese, negli Stati vicini.
Come abbiamo visto una parte della spiegazione del nostro triste primato è dovuta al numero di test, puro e semplice che, italiani brava gente, abbiamo fatto. Ma questo non può spiegare il fatto che negli altri paesi, sistematicamente i numero di esiti negativi sia sistematicamente dalla metà ad un ventesimo di quelli italiani.
Quindi? Quindi nel mondo si minimizza, parecchio.
Si guarda da un’altra parte, più o meno quella sbagliata, per non vedere.
Si sta ad occhi chiusi il più possibile, stesso scopo.
E’ una politica dalle gambe corte, cortissime, sappiamo quale è il periodo di incubazione, poche settimane e i guai non potranno essere più nascosti. Sempre che, naturalmente, gli altri paesi Europei abbiano voglia di raggiungere almeno il nostro livello di trasparenza, ricerca e prevenzione.
La vogliamo dire chiara? E’ in atto un coverup mondiale, con stili e modalità diversi, probabilmente non molto coordinato, ovviamente di cortissimo respiro visto quanto sappiamo sulla infettività della bestia.
Nel frattempo, tanto per distrarsi un attimo, si mette in guardia i cittadini dal viaggiare nel bel paese, che dai tempi della P38 sul piatto di spaghetti è sempre un bel vendere, tra gli inconfessati invidiosi del nostro bel vivere ( tapini noi che non lo capiamo).
Questo nel migliore dei casi. Nel peggiore dei casi…beh che ve lo dico a fare?
Complotto! konplotto! con plotto! La ca$$$ta vuole sperimentare la coercizione in un paese europeo… il dimezzamento della popolazione, l’arma batteriologica…Se volete, potete scatenare il bimbominkia che è in voi. Qualche motivo, mi pare evidente, c’è.
Siamo su Crisis, giusto? Qui non si pettina le bambole e si affrontano le cose per quel che sono, giusto? Bene.
Il corona virus è probabilmente una nuova e pericolosa pandemia, la peggiore dai tempi della Spagnola che fece da 50 a 100 milioni di morti, secondo le più recenti stime, in tutto il mondo, giusto 100 anni fa.
-Ha tassi di mortalità centinaia di volte quelli di una influenza normale, forse simili a quelli della spagnola.
Questi, vorrei chiarire, sono ragionevoli fatti, non spericolate elucubrazioni.
Dieci giorni fa abbiamo raggiunto i 100 casi accertati in Cina.
Siccome sappiamo che ci sono da tre a dieci giorni di incubazione, Questo articolo pubblicato il 28 Gennaio indica in solo il 5% la percentuale delle persone infettate che sono state riconosciute come tali.
Appare ragionevole quindi che le persone infettate il 19 di Gennaio fossero già un paio di decine di migliaia.
Oggi abbiamo 100 persone infettate e riconosciute tali nel mondo. Quindi in realtà ce ne sono migliaia. Probabilmente decine di migliaia.
La crescita e’circa esponenziale, con un raddoppio ogni due giorni. Il discorso vale anche per i morti, che sono ospedalizzati per tempi che vanno da alcuni giorni a due settimane, prima del decesso.
Allo stato quindi, non sappiamo le percentuali finali di mortalità ma sappiamo che sono elevate e non i valori “rassicuranti” riportati( naturalmente!) dai media.
Valori comunque circa 100 volte più alti di una influenza.
L’epidemia NON è quindi stata confinata. Si è allargata, con migliaia di casi, a tutta la Cina e con oltre un centinaio al resto del mondo.
Tra dieci giorni quindi, ci saranno alcune migliaia di casi accertati nel mondo e probabilmente decine di migliaia di infettati. Tenete conto che tutti i casi accertati hanno preso aerei e taxi ed il corona virus e’ molto contagioso anche in fase asintomatica. In pratica e’praticamente certo che non verrà contenuto e continuerà ad espandersi un tutto il mondo, per le prossime settimane ( la maggior parte del mondo NON si sta comportando come la città di Wuhan, dove nessuno mette il naso fuori casa).
Probabilmente ci sono già decine di persone contagiate, qui in italia e probabilmente molte NON sono cinesi.
Se la crescita resta esponenziale per altri dieci giorni, cosa non irragionevole, probabilmente avremo mezzo milione di casi accertati nel mondo in totale e qualche milione di contagiati. Il sistema sanitario mondiale comincerà ad andare in crisi.
Tra venti giorni decine di milioni di accertati e centinaia di milioni di infettati. Il sistema sanitario mondiale sarà oltre la crisi, al collasso totale e centinaia di milioni di persone saranno in preda al panico. L’intera economia mondiale si fermerà, completamente.
Entro un mese l’avranno presa praticamente tutti quelli che la possono prendere. Entreremo in una nuova recessione. Non è che è facile tornare a consumare come se niente fosse, dopo una scoppola del genere, a parte un bilancio, in questo funesto caso, di un paio di centinaia di milioni di morti.
Vediamo di capirci: questa NON è una esercitazione, non è uno scherzo. Ci sono discrete probabilità che succeda. Discrete vuol dire che la crescita esponenziale potrebbe rallentare, o continuare, anche se è più probabile che si oscilli tra valori altalenanti. Nessuno le può calcolare, ma non parliamo di probabilità infinitesime, da planetoide impazzito o liberista rinsavito.
Lo scenario epidemiologico più ragionevole e’quello di una classica influenza, ma circa 500 volte più mortale del normale. Infatti il livello di infettività appare simile o superiore a quello di una influenza. Se le cose stanno così circa metà della popolazione mondiale potrebbe entrare in contatto con il virus. Circa 300-100 milioni di persone ne potrebbero morire. Non sappiamo quanti saranno i morti scatenati dal caos e dall’arresto del sistema produttivo. Il problema infatti non è tanto la pandemia ma il panico che potrebbe scatenare. E’ quello il vero rischio sistemico. Tra carestie, disordini, sommosse, saccheggi, potrebbe fare perfino più morti.
Tutto questo si può sviluppare in tempi rapidissimi, a causa dell’esponenzialità del fenomeno. In poche settimane a partire da oggi.
Certamente avremo le idee chiare, per il bene o per il male, fra una settimana, dieci giorni, al massimo.
Ma a quel punto non è improbabile che ci siano già scaffali del supermarket vuoti e file ai distributori di carburante. E non solo in Cina.
Conviene prepararsi in anticipo. Anche perché almeno e’una crisi che durerà circa un paio di mesi. Dopo chi c’è bene e chi non c’è amen. Non dico che tutto tornerà come prima, nel caso. E’ impossibile che succeda. Ma il panico sarà scemato e si potrà cominciare a fare la conta dei danni ed a pensare ad un mondo diverso, cosa che faremmo bene a fare a prescindere.
Volete fare i prepper e muovervi d’anticipo? Per un paio di mesi ci vogliono alcune decine di kg di generi alimentari ( farina pasta conserve e legumi prima di tutto) e scorte di antipiretici ed antibiotici( infezioni opportunistiche). Anche tenere i serbatoi dei veicoli pieni a tappo non è una cattiva idea. Riesumate le vostre tende ed i vostri zaini e controllate che funzionino. Riesumate un paio di scarponi buoni, un sacco a pelo, l’occorrente per fare un fuoco… mettete da parte vestiti adatti alla sopravvivenza all’ aperto, in un pacchetto compatto e che siano di facile gestione ( lavaggio ed asciugatura facili e rapidi). rileggetevi il decamerone. Non è la prima volta che si affronta una pandemia e non sarà l’ultima. L’opzione più sicura è allontanarsi dai luoghi affollati in attesa degli eventi. Tenetevi un manuale di sopravvivenza a portata di mano. Insegna tante cose utili e come farle con quel che si trova. Siate in forma. Potreste dover camminare, per parecchi km…
I crack delle varie banche succedutesi negli ultimi tre o quattro anni in quello che, a dispetto di tutto e di tutti e sopratutto del ridicolo, si continua a dichiarare un sistema bancario solido hanno generato miliardi di perdite. Miliardi di NPL, Non Performing Loans, ovvero prestiti ed affidi vari in sofferenza profonda. 36 miliardi di perdite. PER ORA.
Queste perdite sono state coperte, finora, dal fondo di garanzia interbancario, dal altri istituti di credito, dai soci ( rifinanziando gli istituti), e, sopratutto dallo Stato cioè da tutti noi.
Da banca Etruria a Carige, poche migliaia di prestiti ultramilionari hanno messo in crisi istituti con storie secolari e i risparmi di milioni di Italiani, impoverendo intere province, da Siena ad Arezzo, da Vicenza a Genova a Parma…
A me questa sigla ricorda da vicino, nel suo “understatement” di stampo anglosassone, il cosidetto RUD, Rapid Unscheduled Disassembly, ovvero questo genere di fenomeni qui.
In pratica: sono soldi persi. Tanti soldi persi. Sufficienti a portare al collasso gli istituti.
Ovviamente sono soldi persi per le banca ed i suoi correntisti ma non per chi li ha ricevuti… ovviamente risulta che i due terzi di questi crediti in sofferenza sono riferibili ad imprese ed ovvimente si tratta per la maggior parte di affidi multimilionari.
Se ci pensate, un mondo alla rovescia. In teoria infatti, ad affidi più corposi e proporzionalmente rischiosi si dovrebbe ottemperare con garanzie e tutele maggiori. Nel mondo normale di noi comuni mortali, le cose vanno così. Ma nel mondo felpato dell’alta finanza, nel mondo dorato delle grandi opere e dei grandi investimenti, i rendimenti previsti sono mirabolanti, le garanzie non sono patrimoniali ma “personali” etc etc. in sostanza: ci si basa sui consueti rapporti personali tra “stakeoholders” e dirigenze bancarie, e su convenienze che spesso vanno al di la del visibile e dicibile.
Il punto è che queste cifre NON SONO NIENTE. Che queste banche sono solo il canarino nella miniera.
Il totale dei crediti deteriorati, in sofferenza, inadempienti, scaduti in Italia è di ALMENO 349 miliardi, certifica la Banca d’Italia. nel 2017.
Una cifra enorme. Al di la delle generiche rassicurazioni della banca d’Italia, resta il fatto che oltre la metà dei crediti deteriorati non verranno restituiti, la banca d’Italia stima il 52%, con % di insolvenza crescenti per le altre categorie.
Ma quanto vale in rapporto al totale dei depositi, ovvero al totale della liquidità presente nel nostro paese non circolante, ovvero, ancora più in pratica, dei risparmi degli italiani?
Questo articolo stimava a fine Agosto 2019 1560 miliardi di euro di raccolta. Cioè di risparmi detenuti dalle banche.
Di cui un quarto, a quanto pare, sono stati affidati incautamente.
Se tenete conto che le banche prestano per guadagnare e far funzionare la baracca ( notevole quanto necessaria semplificazione, vi sono altre forme di investimento, ovviamente i buoni del tesoro le partecipazioni azionarie…) e se tenete conto del tasso medio di interesse a cui prestano, capite che anche solo pochi per cento di crediti deteriorati può mandare in crisi qualunque istituto.
Teniamo conto che i crediti deteriorarti vengono venduti in perdita ad istituti specializzati nella loro restituzione ( con le cattive, solitamente).
Teniamo conto che lo Stato è intervenuto ed interverrà per sostenere le situazioni più critiche. resta il fatto che almeno metà di questi crediti a rischio non verrà mai restituito. Centinaia di miliardi di euro di piccoli e grandi risparmiatori devoluti sull’altare della crescita ad ogni costo, delle speculazioni sempre più forzate, di indicibili convenienze e convivenze personali.
In pochi anni si è volatilizzato dal 25 al 15% dei risparmi degli italiani, senza particolari benefici per l’economia. Anzi.
Come sapete esiste il fondo interbancario di garanzia, che garantisce i conti correnti dei risparmiatori.
Come NON sapete, questo fondo bancario ha in cassa pochi miliardi, quando va bene ed è a malapena in grado di salvare i conti correnti di UNA banca in crisi. Non troppo grossa.
La contribuzione Obbligatoria ( per le banche, banco posta non ha aderito) è dello 0.8 per cento all’anno rispetto alla cifra massima garantita per conto ( circa 100.000 euro). Quindi DOVREBBE essere una dozzina di miliardi all’anno, ma, di fatto è molto meno. Attualmente c’era circa un miliardo e mezzo, secondo l’ultimo rapporto disponibile, fine 2018.
Visto la necessità di coprire i guai ed i default del 2019, è probabile che si stia raschiando il fondo.
In sostanza, anche in caso del fallimento di UNA banca, ci si fa poco.
Certo, il sistema bancario mondiale, a guardarlo dal pianeta accanto, è messo ancora peggio di quello italiano.
Vi sono vari istituti ENORMI che potrebbero naufragare da un momento all’altro. Ragionevolmente qualcuno lo farà e, ricordiamoci della crisi dei mutui subprime, non conosciamo la risposta sistemica a questi crack. una cosa però dovremmo capire: che, via via che le prospettive di una crescita infinita evaporano, evaporano anche le possibilità di ripagare i debiti.
Solo la crescita consentirebbe di tenere su lo schema Ponzi a a scala planetaria. E solo per pochi anni, fino a che esisteranno beni da porre a garanzia di nuovi debiti che non siano già impegnati in quelli precedenti.
La tempesta perfetta è il titolo di un film di quasi venti anni fa, per certi versi profetico, con protagonista George Clooney.
E’ la storia, purtroppo reale, di una barca da pesca del suo equipaggio e del suo comandante, obbligato dai debiti a prendere il mare, pur consapevole di andare incontro a rischi enormi, causati da una rarissima configurazione meteo che farà convergere più perturbazioni in un ristretto braccio di mare e, come poi succederà, ad una morte eroica, quanto prevedibile.
Molto meno eroicamente, le principali banche tedesche, ad esempio la Commerz bank e la Deutsche bank, insieme ad una galassia di banche rurali ed altre minori, navigano in un mare tempestoso, costellato di titoli tossici, destinati ad avvelenarle in un tempo non lungo.
Una scelta obbligata, dal momento che le banche tedesche sono le principali detentrici dei titoli tedeschi, i famosi BUNDS sui quali si calcola il famoso “spread” di cui ormai si parla anche dal barbiere. I tassi di rendimento di questi BUNDS sono, da tempo NEGATIVI. Ovvero le banche prestano soldi allo stato tedesco RIMETTENDOCI. Lo fanno, contrariamente a qualunque senso logico nonché contabile, perché….sono PUBBLICHE!
Da qualche parte, devono rimediare. Il loro azionista di maggioranza fa quel che deve per dargli una mano. Sopratutto considerando che molto del suo debito( e deficit!!) viene assorbito e reso invisibile, in quanto “privatizzato” ovvero emesso proprio da queste banche e dalla teutonica Cassa Depositi e prestiti.
Queste cose, se siete lettori di Crisis, probabilmente le sapete già. Ne scriviamo da anni.
Non si tratta di bazzecole. Una grande percentuale del debito pubblico tedesco ( chi dice il 30 chi dice il 50%) grazie a queste cabale, non compare nelle statistiche. Queste banche partecipano regolarmente, da anni, alle aste PRIMARIE ( cioè quelle di emissione) dei titoli pubblici degli altri paesi e, come è noto, si sono impelagate per centinaia di miliardi in finanziamenti ad alto rischio in Spagna, Grecia, Portogallo, facendosi salvare da tutti gli europei tramite il cosiddetto fondo salvastati, in realtà salvabanche, per centinaia di miliardi. DOPODICHE’ l’opinione pubblica tedesca, spaventata dal precedente, percepito non come salvataggio delle banche tedesche ma come regalia ai mangiaaglio sudisti, ha imposto che queste cose non dovessero più ripetersi. QUINDI è stato necessario investire in qualcosa d’altro, giocoforza rischioso anche solo per far quadrare i conti.
Sappiamo, sulla nostra pelle, che una parte di questi investimenti, quelli meno rischiosi, sono stati i titoli italiani, i cui rendimenti ovviamente DOVEVANO essere e restare elevati. A questo bastando un poco di critiche ben centrate dei vertici europei e, naturalmente, la naturale tendenza al masochismo delle nostre classi dirigenti. Ups: digerenti.
Perché solo chi ha digestione lenta e faticosa, con relativo ottenebramento delle facoltà intellettive può gioire di un tentativo di salvataggio di un catafalco putrefatto e verminoso che dovrebbe essere riesumato con i soldi dei risparmiatori italiani.
In “buona compagnia” intendiamoci, di buona parte delle banche europee, tutte esposte per multipli del pil dei rispettivi paesi, tra le quali, fortunatamente NON, se non in misura marginale ( sempre enorme comunque), quelle italiane.
Questo immenso mare virtuale vale 33 VOLTE il PIL mondiale. Basterebbe una minima oscillazione per provocare uno sbilanciamento in grado di affondare qualunque barca.
E questo è già un guaio, ma certo non l’unico.
Ormai, a forza di allarmi lanciati dalle massime istituzioni finanziarie mondiali, non è un mistero che la barca da pesca ( a strascico) travestita da locomotiva, chiamata Germania faccia acqua da tutte le parti.
Crollo delle esportazioni( oltre -3%), crollo della produzione industriale (quasi il -2%), marciumi vari e falle malamente tamponate scoperte in sentina…metà dei nuovi posti di lavoro sotto forma di minijob, previdenza in fuga incontrollata…..
Il vero malato d’Europa non siamo noi ( che pure, siamo tutti d’accordo, non stiamo tanto bene).
E’ la Germania. Ovviamente, il morbo non può che espandersi, sia per i riflessi diretti che per quelli, spesso più gravi, indiretti ( la politica dello scaricabarile non è una nostra esclusiva).
Ma questo scassato peschereccio naviga in un mare non solo tossico ( abbiamo visto) ma tempestoso, con due o tre perturbazioni sistemiche in grado di travolgere tutto. Intanto la bolla del fracking, da sola grande un paio di volte quella dei mutui subprime. In breve, le frenetiche attività estrattive che hanno permesso agli USA di tornare ad essere, dopo decenni, il principale produttore di petrolio, NON sono sostenibili se non a prezzi del barile molto più alti di quelli attuali. Fino a qualche anno fa si parlava di 80 dollari. Con il crollo degli stipendi, il miglioramento delle tecniche e lo sfruttamento all’osso di tutte le risorse disponibili, ora si parla di 60 dollari al barile. PER FAR PARI. In pratica si estrae in perdita, con l’unico scopo di ripagare non i debiti ( quelli vecchi e quelli nuovi) ma gli interessi sui debiti. in questo modo gli istituti di credito possono presentare floridi bilanci dove gli investimenti ( i prestiti) rendono bene. Il denaro fresco da investire, non potendo provenire dalle esangui tasche degli indebitatissimi sudditi dell’imper…ahem cittadini USA arriva dalla stamperia centrale e, fino a qualche mese fa, dai risparmiatori internazionali ( attraverso giri più o meno complicati). In ottima percentuale cinesi e Russi.
Non c’e’ bisogno di dire che la guerra dei dazi promossa da Trump ha provocato la rottura di un equilibrio che vedrà danneggiati, come in ogni guerra che si rispetti, ambedue i lati del pacifico. Il guaio è che il denaro fresco di cui sopra , necessario peraltro a coprire gli infiniti buchi presenti ad ogni livello della società americana ( carte di credito, assistenza sanitaria, previdenza, debiti scolastici etc etc) DEVE essere creato in qualche modo ed uno di questi modi consiste nel prestarlo in maniera sempre più parossistica ( cercare moltiplicatore bancario o moltiplicatore dei depositi).
Aumentando il rischio insolvenza.
Crollo della fiducia. Crollo della domanda e della produzione industriale, collasso finanziario dei più grandi istituti di credito, crollo della produzione petrolifera (la produzione petrolifera mondiale aumenta solo grazie a tre o quattro paesi, gli USA contribuiscono per i due terzi, senza investimenti il fracking si ferma in pochi mesi e poi la produzione si dimezza ogni 18 mesi). Scoppio di bolle multiple ciascuna più grande di quella dei mutui subprime.
Arriva la tempesta perfetta e, questa volta, non ce la caveremo aumentando il debito come nel 2007 per un motivo molto semplice: non servirà “stampare” il denaro.
In realtà su una sola cosa hanno davvero anzi: DAVVERO ragione i vari commentatori “istituzionali”: quando parlano della NECESSITA’ di aumentare la fiducia degli investitori ( anche se sbagliano paese, riferendosi al nostro, piuttosto che i nostri sedicenti “partners” europei). La FIDUCIA E’ DENARO. In senso letterale.
Davvero davvero.
Niente fiducia, niente denaro.
E la fiducia, se uno non ce l’ha non se la può dare ( parafrasando il Don Abbondio di Manzoni, che parlava del coraggio).