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E se Alitalia diventasse una cooperativa?

 

tratto da: https://www.bastardidentro.it/immagini-e-vignette-divertenti/bando-alitalia-35026Notizia di ieri: il piccolo scandalo nato dall’uso forse improprio, forse solo improvvido di un terminal dell’Aeroporto e di un aereo da parte di due noti VIPS nostrani con contorno di polemiche politiche.

Qui su Crisis, ci interessa altro, ovviamente.

Più di dieci anni fa, uno dei primi articoli che scrissi per Crisis parlava di Alitalia. Dopo aver fatto un rapido riassunto della situazione snocciolai due o tre numeri che mi avevano colpito ( con i riferimenti necessari a verificarli, ovviamente). Due cose a quei tempi mi parvero clamorose:

  1. che NESSUNO avesse fatto caso al trascurabile errore commesso dall’AD in carica, che si era dimenticato di liquidare l’ultima rata del leasing di tre aerei da oltre 100 milioni di euro l’uno, così cedendoli, di fatto, alla compagnia di Leasing stessa.
  2.  che l’Alitalia avesse, ai tempi, oltre 180 aerei. Ad un valore ( sul mercato dell’usato che ai tempi stimai in circa 9-10 miliardi), il vero patrimonio dell’azienda era negli aerei. Poi si aggiungeva un aeroporto e centinaia di piloti addestrati. Diciamo almeno una quindicina di miliardi complessivi, che Airfrance intendeva comprarsi ad un decimo del valore, con la scusa che la compagnia perdeva oltre un milione al giorno. Poi attivarono i famosi patrioti, usi a salvare aziende italiane, ovviamente con i soldi delle aziende salvate. Per l’elevato rischio di querela, non ne parlerò. Anche perché, ai tempi, molti scrissero che era un accordo PEGGIORATIVO rispetto a quanto offerto da Air France  e che propro tanto tanto patrioti non erano.

Comunque sia, vendendosi un aereo ogni tanto, c’era da campare e tirare avanti, anche perdendo 1 milione al giorno, per anni.

Infatti, al netto di tutta la fumisteria, così è andata. Liquidando i pezzi migliori, cedendo piloti, Hubs, immobili, rotte etc etc. OVVIAMENTE; al di la delle chiacchiere, senza nessun miglioramento nei conti, ne in percentuale ne in termini assoluti ( del resto con una flotta che diminuiva era difficile fare fatturati maggiori).

Oggi dopo dieci anni di gestione privatistica, Alitalia ha quasi CENTO (100) aerei meno.

Una flotta dimezzata.

Ed hai conti ugualmente in rosso.

Ad onor del vero sono quasi peggiorati. Ha infatti circa 200 milioni di perdite/anno ( oltretutto in miglioramento rispetto agli precedenti) rispetto ai circa 500 milioni/anno del 2008, annus horribilis.

Con una flotta doppia però, molti rami secchi da tagliare, un numero di dipendenti ridondante, una grossa zavorra debitoria, etc etc . Mi pare evidente che non andremo da nessuna parte. Così continuando, la cmpagnia, sempre perdendo soldi, continuerà ad evaporare, fino a vendere anche gli ultimi aerei. Poi andrà in liquidazione, magari anche questa volta dimenticandosi di pagare le ultime rate del leasing degli ultimi nuovissimi aerei, chissà. COn tanti auguri e saluti ai dimpendenti, competenze, personale qualificato etc etc.

Quel che proposi allora, era di tentare qualcosa di diverso, inusitato e mai tentato prima. Ovviamente SE teorizzato sarebbe stato subito bollato di irrealizzabile da parte di chi si guadagna il pane con ponderose analisi che sono costantemente a favore di figuri che, in ultima analisi e con costanza degna di miglior causa,  sostituiscono pessime gestioni privatistiche a pessime gestioni pubblicistiche.

Quindi, PROPRIO PER QUESTO, da tentare. Cedere la compagnia di bandiera ad una cooperativa dei dipendenti che si impegnasse a non cederla a terzi per almeno cinque anni, facendola restare italiana, continua a sembrarmi, con i dovuti approfondimenti, l’opzione migliore. Ovviamente ad un simbolico euro, con lo Stato azionista con il 49 ma con la golden share. Ovvero il diritto di veto.

QUANDO LA CURA E’ PEGGIORE DEL MALE, BISOGNA RIPENSARE ALLA CURA

Di seguito il post di dieci anni fa. Per i links, andatevi a leggervi l’originale.

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QUANDO LA CURA E’ PEGGIORE DEL MALE, BISOGNA RIPENSARE ALLA CURA

DI PIETRO CAMBI

Crisis

QUANDO LA CURA E’ PEGGIORE DEL MALE, BISOGNA RIPENSARE ALLA CURA

Innanzitutto: Noi, noi tutti italiani, siamo i proprietari di Alitalia, ricordiamocelo.

Qualcuno, da noi delegato, dopo aver sfasciato tutto per benino, in ordinata alternanza con qualcun altro, ora la vuole svendere.

In questi giorni vi hanno spiegato per benino quanto è messa male questa povera compagnia, quanto è stato amministrata in modo disgraziato, quanto i suoi dipendenti, pur avendo non poco contribuito allo sconquasso con le loro richieste sindacali sempre sistematicamente correlate con le feste e le vacanze, siano inguaiati etc etc.

Ma veniamo ai fatti.

Stiamo, tanto per cambiare a numeri semplici, comprensibili. Insomma ai classici conticini della lavandaia (da oggi di Via dell’Oche e non più di Borgunto).

La compagnia ha circa 1.26 miliardi di debiti e 300 milioni di disponibilità (dati di fine gennaio 2008).

Era a quota 1,08 miliardi circa un anno fa (con circa 630 milioni di euro ancora disponibili per l’ordinaria amministrazione).

Quindi, senza stare a sfrucugliare troppo, in un anno scarso sono stati bruciati quasi 500 milioni di euro.

Si capisce che non vi sia la fila per acquisire un otre bucato come questo.

Ma l’offerta di Air France, è un dato di fatto, è addirittura imbarazzante: 138 milioni di euro e poi circa 700-800 milioni di euro da ottenere con un aumento di capitale e poi altrettanti garantiti dallo Stato (cioè sarà lo Stato italiano, ovvero noi, che risponderà in caso di problemi nella restituzione) e per finire alcune migliaia di esuberi (tra i quali alcune centinaia di piloti, che costano, sono costati (a noi “azionisti” di Alitalia) milioni di euro per la formazione e che finiranno sul mercato).

Ma quanto vale l’Alitalia?

Un centosessantesimo della Airfrance?

Quante sono le proprietà della compagnia, quanto valgono?

Vorrei trascurare, per il momento, il pur enorme valore di Malpensa e relativi enormi immobili e terreni (realizzati con i NOSTRI SOLDI ricordiamocelo).

Vorrei tralasciare le rotte aeree e gli altri diritti di traffico (roba da esperti).

Rimaniamo al patrimonio base. L’Alitalia ha, anzi direi aveva, 185 aerei .

Dico aveva perché, nel marasma di questi ultimi giorni, non sono stati buoni a pagare la quota di riscatto alla fine del leasing per tre aerei.

Tre boeing 767 , pagati interamente, CON I NOSTRI SOLDI, e regalati alle compagnie di leasing. Persi. Regalati, ripeto, in quanto pagati fino all’ultima rata.

Ma quanto costa un Boeing 767 usato …ma tenuto bene? (L’Alitalia fa tutta la manutenzione che deve quando deve e come deve, anzi spende anche troppo).

Se ve lo eravate mai chiesto ecco qui: almeno 44 milioni di euro per un 767 quasi decrepito di 15 anni di età.

Gli aerei, ben piu’ giovani, dell Alitalia valevano almeno qualcosa di piu’.

Mettiamo un 1% in più, tanto per dire.

Farebbero 48 milioni ad aereo.

Ovvero 144 milioni di euro, buttati via cosi, per distrazione, incapacità di trovare un filo di cash.

Ovvero qualcosa di più di quanto mette sul piatto Airfrance.

E gli altri 182 aerei? Valgono nulla?

Anche i nuovissimi 10 B 777  (non hanno due anni) del costo unitario di oltre 240 milioni di euro?

Per quanto mi riguarda mi par semplice.

CHIUNQUE DI NOI può comprare l’Alitalia: gli basta vendere un po’ di aerei appena comprata la compagnia, chiedere un finanziamento, GARANTITO DALLO STATO (se io non pago pagate voialtri popolo bue)e vedere di ramazzare qualche altro milione  via aumento di capitale. I piloti possono essere messi fuori anche, semplicemente, passandoli “in leasing” ad altre compagnie (la loro formazione, come detto, costa milioni di euro e richiede anche decenni, per i piloti di Jumbo et similia)

A spannometro, anche solo vendendo a prezzi di mercato gli aerei più decrepiti della flotta e mettendo via via in congedo i piloti e il personale per raggiunti limiti di età, anche senza migliorare i disastrati conti della società, si potrebbero coprire i buchi per i prossimi venti anni.

Forse finirà prima il petrolio.

Più o meno quello che ho accennato è quello che farebbe il liquidatore in caso di fallimento: venderebbe per fare liquidità e ripianare i conti. A me pare una soluzione migliore e di gran lunga di quanto è stato finora messo sul piatto. Provocherebbe sconquassi minori, non comporterebbe licenziamenti immediati, non metterebbe, per l’ennesima volta, la mano in tasca a noi proprietari.

Potrebbe anche succedere, chissà, magari, che il personale si metta una mano in tasca, 12.000 euro a testa basterebbero, E SI COMPRI LA PROPRIA COMPAGNIA DIVENTANDO IL DATORE DI LAVORO DI SE STESSO.

Scommettiamo che i conti comincerebbero a tornare di nuovo?

Qualcuno che lo dicesse, oltre a noialtri grulli?

 

 

 

Pietro Cambi

https://comedonchisciotte.org/i-conti-della-lavandaia-e-lalitalia/

Link originale:

http://crisis.blogosfere.it/2008/03/i-conti-della-lavandaia-e-lalitalia-w-il-liquidatore.html

1.04.08