I crack delle varie banche succedutesi negli ultimi tre o quattro anni in quello che, a dispetto di tutto e di tutti e sopratutto del ridicolo, si continua a dichiarare un sistema bancario solido hanno generato miliardi di perdite. Miliardi di NPL, Non Performing Loans, ovvero prestiti ed affidi vari in sofferenza profonda. 36 miliardi di perdite. PER ORA.
Queste perdite sono state coperte, finora, dal fondo di garanzia interbancario, dal altri istituti di credito, dai soci ( rifinanziando gli istituti), e, sopratutto dallo Stato cioè da tutti noi.
Da banca Etruria a Carige, poche migliaia di prestiti ultramilionari hanno messo in crisi istituti con storie secolari e i risparmi di milioni di Italiani, impoverendo intere province, da Siena ad Arezzo, da Vicenza a Genova a Parma…
A me questa sigla ricorda da vicino, nel suo “understatement” di stampo anglosassone, il cosidetto RUD, Rapid Unscheduled Disassembly, ovvero questo genere di fenomeni qui.
In pratica: sono soldi persi. Tanti soldi persi. Sufficienti a portare al collasso gli istituti.
Ovviamente sono soldi persi per le banca ed i suoi correntisti ma non per chi li ha ricevuti… ovviamente risulta che i due terzi di questi crediti in sofferenza sono riferibili ad imprese ed ovvimente si tratta per la maggior parte di affidi multimilionari.
Se ci pensate, un mondo alla rovescia. In teoria infatti, ad affidi più corposi e proporzionalmente rischiosi si dovrebbe ottemperare con garanzie e tutele maggiori. Nel mondo normale di noi comuni mortali, le cose vanno così. Ma nel mondo felpato dell’alta finanza, nel mondo dorato delle grandi opere e dei grandi investimenti, i rendimenti previsti sono mirabolanti, le garanzie non sono patrimoniali ma “personali” etc etc. in sostanza: ci si basa sui consueti rapporti personali tra “stakeoholders” e dirigenze bancarie, e su convenienze che spesso vanno al di la del visibile e dicibile.
Il punto è che queste cifre NON SONO NIENTE. Che queste banche sono solo il canarino nella miniera.
Il totale dei crediti deteriorati, in sofferenza, inadempienti, scaduti in Italia è di ALMENO 349 miliardi, certifica la Banca d’Italia. nel 2017.
Nel 2019 è salito a 379 miliardi.
Una cifra enorme. Al di la delle generiche rassicurazioni della banca d’Italia, resta il fatto che oltre la metà dei crediti deteriorati non verranno restituiti, la banca d’Italia stima il 52%, con % di insolvenza crescenti per le altre categorie.
Ma quanto vale in rapporto al totale dei depositi, ovvero al totale della liquidità presente nel nostro paese non circolante, ovvero, ancora più in pratica, dei risparmi degli italiani?
Questo articolo stimava a fine Agosto 2019 1560 miliardi di euro di raccolta. Cioè di risparmi detenuti dalle banche.
Di cui un quarto, a quanto pare, sono stati affidati incautamente.
Se tenete conto che le banche prestano per guadagnare e far funzionare la baracca ( notevole quanto necessaria semplificazione, vi sono altre forme di investimento, ovviamente i buoni del tesoro le partecipazioni azionarie…) e se tenete conto del tasso medio di interesse a cui prestano, capite che anche solo pochi per cento di crediti deteriorati può mandare in crisi qualunque istituto.
Teniamo conto che i crediti deteriorarti vengono venduti in perdita ad istituti specializzati nella loro restituzione ( con le cattive, solitamente).
Teniamo conto che lo Stato è intervenuto ed interverrà per sostenere le situazioni più critiche. resta il fatto che almeno metà di questi crediti a rischio non verrà mai restituito. Centinaia di miliardi di euro di piccoli e grandi risparmiatori devoluti sull’altare della crescita ad ogni costo, delle speculazioni sempre più forzate, di indicibili convenienze e convivenze personali.
In pochi anni si è volatilizzato dal 25 al 15% dei risparmi degli italiani, senza particolari benefici per l’economia. Anzi.
Come sapete esiste il fondo interbancario di garanzia, che garantisce i conti correnti dei risparmiatori.
Come NON sapete, questo fondo bancario ha in cassa pochi miliardi, quando va bene ed è a malapena in grado di salvare i conti correnti di UNA banca in crisi. Non troppo grossa.
La contribuzione Obbligatoria ( per le banche, banco posta non ha aderito) è dello 0.8 per cento all’anno rispetto alla cifra massima garantita per conto ( circa 100.000 euro). Quindi DOVREBBE essere una dozzina di miliardi all’anno, ma, di fatto è molto meno. Attualmente c’era circa un miliardo e mezzo, secondo l’ultimo rapporto disponibile, fine 2018.
Visto la necessità di coprire i guai ed i default del 2019, è probabile che si stia raschiando il fondo.
In sostanza, anche in caso del fallimento di UNA banca, ci si fa poco.
Certo, il sistema bancario mondiale, a guardarlo dal pianeta accanto, è messo ancora peggio di quello italiano.
Vi sono vari istituti ENORMI che potrebbero naufragare da un momento all’altro. Ragionevolmente qualcuno lo farà e, ricordiamoci della crisi dei mutui subprime, non conosciamo la risposta sistemica a questi crack. una cosa però dovremmo capire: che, via via che le prospettive di una crescita infinita evaporano, evaporano anche le possibilità di ripagare i debiti.
Solo la crescita consentirebbe di tenere su lo schema Ponzi a a scala planetaria. E solo per pochi anni, fino a che esisteranno beni da porre a garanzia di nuovi debiti che non siano già impegnati in quelli precedenti.
Ricordiamoci che dall’esistenza di crediti e di debiti dipende l’esistenza del denaro.
Solo una bottiglia di rhum, scolata in un fiato, potrebbe convincerci che il gioco può continuare per molto.